Open innovation: lo stato dell’arte in azienda

Sul fronte dell’open innovation italiana c’è qualche progresso, ma la strada è ancora lunga. La nuova edizione dell’Open Innovation Outlook Italy curato da Mind the Bridge mostra come il gap che l’Italia deve ancora colmare rispetto ai partner internazionali resti difatti abbastanza ampio.

Tuttavia la velocità di sviluppo dell’Open Innovation in Italia sembra infatti dipendere molto dal momento in cui le singole grandi aziende hanno iniziato a collaborare concretamente con le startup. Meno della metà (44%) delle 25 “Top Italian Corporate Startup Stars”, secondo il parametro di Open Innovation Readiness sviluppato di Mind the Bridge, supera il valore “medio” italiano di 2.6 (il 28% registra un punteggio addirittura inferiore a 2) con la sola Enel a spiccare con un punteggio superiore a 4 che la colloca di diritto al fianco delle grandi aziende internazionali leader in open innovation (punteggio medio 4.1).

Inoltre, occorre anche registrare che l’Open Innovation sta lentamente permeando anche il mondo delle PMI, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. O, perlomeno, quelle più grandi e strutturate (+0.5% rispetto al 2019) mentre le medie (+0.2%) ci provano e le più piccole restano ancora fuori dai giochi (nessun miglioramento).

I settori 

Le Telco, che per prime avevano accolto la sfida dell’open innovation in Italia, hanno un ruolo meno trainante – si legge – passando il testimone alle aziende del settore Energia, che mostrano approcci più completi e un crescente interesse per tecnologie orientate a sostenibilità, decarbonizzazione ed economia circolare. 5 delle prime 10 operano infatti in questo ambito, includendo anche aziende dell’Oil&Gas e Multi-Utilities. 3 delle prime 10 appartengono al comparto bancario-assicurativo, seguito da Automotive, Trasporti, Food, Distribuzione.

Sono sempre di più, infatti, le realtà tricolori – e tra loro anche qualche Pmi – che si affacciano all’arena dell’innovazione aperta superando un approccio limitato al marketing per dare vita a programmi concreti che vanno in questa direzione. Quello che serve per fare un salto di qualità, sostengono gli esperti, è un approccio più globale e orientato ai risultati.

Gennaro Di Vittorio

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