Monitorare i rischi di contenzioso? Lo fa solo l’11% delle aziende

Petronio (Allen & Overy): «Viviamo in un contesto economico traballante». E Nestlé punta sull’entreprise risk management

di michela cannovale

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Per un’azienda, riuscire a prosperare anche in tempi di incertezza richiede una mitigazione attenta di tutti i possibili imprevisti a livello imprenditoriale. Ce lo ha duramente insegnato il quinquennio appena passato, in cui gli eventi più estremi, uno dopo l’altro, hanno messo a dura prova l’economia dell’intero globo. Ma abbiamo imparato anche un’altra cosa: gli incidenti inattesi possono causare non solo un eventuale stop alla produzione o il generale calo degli affari, ma anche spese legali dovute a contenziosi inattesi. A questo proposito, la law firm Allen & Overy (A&O) ha di recente pubblicato i risultati della ricerca “Managing future disputes risks”, che ha coinvolto 750 business leader e senior legal executives su scala internazionale mettendo in luce quanto segue: un’opportuna analisi dei rischi contingenti aiuta a ridurre l’impatto di eventi che negli ultimi anni hanno dimostrato di essere particolarmente problematici. Si parla di fattori come il cambiamento climatico, le catastrofi naturali e la salute pubblica, indicati come possibili cause di rischio di contenzioso rispettivamente dal 58%, 54% e 53% degli intervistati. Ma anche di fattori ben più attuali, come la sicurezza energetica, le tensioni geopolitiche o l’avvento dell’intelligenza artificiale, che contribuiscono aumentare sensibilmente la percezione del rischio d’impresa.

Nell’indagine viene sottolineato inoltre che le imprese che riescono ad assicurare un’attenta gestione dei rischi sono anche quelle che in cui la salute del business e la promozione dell’innovazione sono più facilmente raggiungibili. Parrebbe un fatto scontato; eppure, dallo studio emerge come solo l’11% delle aziende investa davvero in strategie – come il cosiddetto horizon scanning – utili ad implementare sistemi, risorse e processi per disporre di dati utili sui rischi di contenzioso, sebbene il 77% degli intervistati sia consapevole dei vantaggi che queste aiutano a creare.

Come ha ricordato Francesca Petronio (in foto a destra), partner del dipartimento Litigation, Arbitration and Investigations di A&O raggiunta da MAG, «viviamo in un contesto economico traballante. Quello che è successo negli ultimi anni – Covid, eventi climatici inattesi, scontri bellici, problemi di vulnerabilità nella supply chain – ha dimostrato alle aziende di essere esposte al rischio di controversie che non avevano previsto e di potenziale impatto esiziale. Anche l’intelligenza artificiale, pur essendo certamente un’opportunità per tutti, porta con sé un nuovo rischio di contenzioso».

Per capire meglio in che senso fattori come clima e intelligenza artificiale (AI) possano dare origine a controversie giudiziarie per un’azienda, abbiamo contattato anche Daniele Guarnieri (in foto a sinistra), general counsel del gruppo Nestlé per Italia e Malta: «Il clima – ha spiegato – è un tema talmente enorme, che tocca tantissime aree del diritto: le aziende internazionali come quella che rappresento (ma lo stesso vale ormai anche per le piccole e medie imprese) sono esposte continuamente a rischi di cause per violazioni legate, per esempio, all’impatto ambientale derivante dall’attività d’impresa o dalla comunicazione commerciale (si parla in questo caso del cosiddetto greenwashing), oppure a inadempimenti contrattuali relativi a scarsità delle materie prime. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, invece, si pensi solo ai danni che potrebbero derivare da casi di phishing effettuati per mezzo di programmi di AI che replicano esattamente immagine e voce delle persone…».

Incognite come queste, come si diceva qualche riga più in su, possono però essere anticipate dall’utilizzo di approcci come l’horizon scanning, che, come indica la parola stessa, permette alle aziende di scansionare l’orizzonte dei rischi e accedere a dati in grado di rilevare le potenziali problematicità nuove ed emergenti. E avere la capacità di identificare e valutare i rischi di contenzioso, nel medio-lungo termine, non solo permette di evitare interruzioni dell’attività, ma offre anche vantaggi competitivi.

C’è poi un altro strumento, sviluppato nello specifico da A&O, che consente di comprendere l’evoluzione nel tempo dei rischi di contenzioso associati ad aree di business nuove ed emergenti. Si chiama disputes risk tide e, nei settori in rapida evoluzione, può aiutare le imprese a capire la propria esposizione ai rischi di contenzioso in un dato momento chiave. I momenti chiave sono in tutto sette e, generalmente, i rischi di contenzioso tendono ad essere inferiori nelle prime fasi di sviluppo di una nuova area di business, per poi ad aumentare nel tempo. Una volta che il regime si è consolidato, i pericoli diminuiscono. Secondo questo modello, la golden window è la finestra temporale in cui il rischio di contenzioso è più basso perché ancora non è entrata in vigore una legge o nuove linee guida che riguardano un determinato settore.

Nestlé ha scelto di investire nel cosiddetto entreprise risk management, uno strumento assimilabile all’horizon scanning e volto all’identificazione dei rischi aziendali chiave e alla conseguente riduzione al minimo degli impatti negativi se questi rischi vengono superati. «In pratica – ha spiegato Guarnieri – stiliamo periodicamente una lista con i 10 rischi legali più significativi che riguardano l’azienda. Dopodiché, nel corso dell’anno, monitoriamo questi rischi e facciamo in modo che rimangano sempre a livello embrionale. A questo processo, si affianca il monitoraggio di ogni proposta legislativa e regolamentare di potenziale interesse per l’azienda, in modo da essere pronti quando le stesse si tramutano in legge. Nel complesso, si tratta di un lavoro fondamentale perché le aree di rischio sono molteplici e non possiamo permetterci di farci trovare impreparati. È un’attività che portiamo avanti internamente, ma per apprezzare un rischio spesso necessitiamo del confronto con un legale esterno».

Appare evidente che aziende che, come Nestlé, sono in grado di anticipare i rischi del futuro e di mitigarli, ottengono benefici in termini di riduzione dei costi e in termini di vantaggi competitivi con le compagnie che non si portano avanti. Ha sottolineato Petronio: «Nel mondo ideale, non investire in strumenti come l’horizon scanning è un’occasione persa per tutte le organizzazioni: sia per i gruppi grandi come Nestlé, molto più esposti ai rischi, sia per le medie e piccole impres, che per alcuni versi sono meno esposte, ma hanno anche le spalle meno larghe e minori possibilità di attutire eventuali impatti negativi e danni». Viene naturale domandarsi: allora perché solo l’11% delle organizzazioni si attiva in questo senso? «I livelli di investimento in strumenti simili all’horizon scanning – ha proseguito l’avvocata – variano molto dalla dimensione delle imprese. Dalla ricerca di A&O risulta che finora, infatti, lo ha fatto solo l’80% delle aziende con ricavi superiori ai 26 miliardi. La barriera più grande è sicuramente il costo, il che ci fa ci fa capire che esiste un problema di gestione delle spese. Se le aziende di grandi dimensioni sono più […]

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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