Moncler vince in Cina con una storica sentenza contro la contraffazione
Bejing Nuoyakate Gourmet dovrà pagare a Moncler, storica maison dei piumini, 420 mila euro di danni per la violazione del suo marchio. È quanto ha stabilito la sezione specializzata in proprietà intellettuale del tribunale di Pechino, nella prima sentenza dall’entrata in vigore della nuova legge sulla tutela dei marchi in vigore nel territorio cinese.
La pronuncia della corte arriva dopo due anni dall’inizio dell’azione legale promossa dall’azienda. Moncler si era infatti accorta che Nuoyakate, oltre a vendere e produrre piumini contraffatti, aveva anche tentato di registrare marchi e domini falsi in alcuni mercati, compreso quello cinese. Così l’azienda, nel dicembre 2014, si era rivolta alla sezione specializzata – che era stata appena istituita – per citare in giudizio Nouyatake. Il reato contestato era: violazione del marchio e dei diritti di proprietà intellettuale di Moncler.
Questa sentenza – ha commentato l’azienda – è importante soprattutto perché crea un precedente in Cina e, si spera, possa servire da deterrente.
Il gruppo Moncler – anche attraverso l’impegno del suo dipartimento legale, guidato da Silvia Bertulli – è molto attivo sul fronte della lotta alla contraffazione. “Soltanto nel 2014 – ha dichiarato alla stampa l’amministratore delegato, Remo Ruffini – il rigoroso programma attuato da Moncler ha portato a oltre 1,450 indagini e al sequestro di ben 450 mila articoli sui mercati internazionali”. Inoltre l’azienda si sta focalizzando sempre di più sul fronte digitale grazie a un sistema di monitoraggio che ha permesso la chiusera di oltre 74 mila aste online o l’oscuramento di 1.800 siti che vendevano piumini e abbigliamento con il logo del galletto contraffatto.