L’innovazione è un’attitudine

Secondo una ricerca condotta da Sharplegal di Acritas su oltre 2mila in house counsel, il 69% dei giuristi d’impresa statunitensi ritiene che nessuna delle law firm a cui ha affidato i propri mandati abbia investito in iniziative di innovazione negli ultimi 12 mesi. E questo contrariamente a quanto fatto invece all’interno degli uffici legali, dove i team stanno crescendo e le aziende stanno favorendo sempre di più gli investimenti in questo ambito.

Il 41% degli intervistati (il 43% se si includono anche i rispondenti al di fuori degli Usa) ha dichiarato di aver finanziato, nell’ultimo anno, iniziative volte all’innovazione. Tra queste, i giuristi d’impresa menzionano ad esempio l’utilizzo di nuovi sistemi di data base, l’abbandono della carta e il passaggio al digitale, l’impiego di strumenti di e-billing e di gestione dei contratti.

Tutte tecnologie.

Strumenti che poi, tra le altre cose, gran parte degli studi legali ha iniziato a utilizzare ben prima degli ultimi 12 mesi. Anche in Italia. Nel nostro Paese, come riportato anche da MAG e legalcommunity.it, c’è anche chi sta sperimentando l’intelligenza artificiale.

Certo, che anche gli uffici legali in house stiano iniziando a investire nella tecnologia è una buona notizia. Ma innovare significa “solo” questo? Allocare risorse finanziarie per l’utilizzo di nuovi strumenti che velocizzino i processi? Oppure, significa mettere in discussione i propri punti di vista e ricercare nuovi modi di fare le cose?

“Innovation is an attitude”, direbbero i nostri amici anglofoni.

E voi che ne pensate?

Gennaro Di Vittorio

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