L’allarme delle imprese chiuse: abbiamo ossigeno solo per un altro mese
Il 48% delle aziende attualmente chiuse reputa di non riuscire a resistere più di un altro mese. Il 60% delle aziende aperte dichiara, inoltre, di avere insoluti dai clienti. Questo il risultato di un’indagine del centro studi di ItalyPost e dalle società di consulenza Delivera e Auxiell, pubblicata da L’Economia del Corriere della Sera che ha invece monitorato la situazione delle imprese settimana dopo settimana dall’inizio della pandemia.
A quest’inchiesta, condotta tra il 7 e il 14 aprile, hanno partecipato 200 imprese con bilanci sani, e talvolta anche record, essenzialmente con sede fra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, ovvero le tre regioni-motore del Paese, ma anche quelle fra le più colpite dal coronavirus. Seppur si tratti di un campione, la fotografia è chiara e ci consegna lo stato dell’arte generale: l’ossigeno per sopravvivere è poco. Nonostante si vada verso una graduale uscita dal lockdown, la situazione, però, non sembra rosea: in effetti, la chiusura ha azzerato la produzione: niente più vendite e niente più profitti. Senza dimenticare che nove milioni di lavoratori costretti a casa.
La gravità emerge, se si considera anche che tre quarti di loro, specifica lo studio, fattura tra i 20 i 300 milioni, (anche esportando) e tutti appartengono alle filiere chiave del made in Italy: meccatronica, tessile-moda, design-arredamento, farmaceutica, alimentare. Dalla ricerca, inoltre, emerge proprio che fra i principali timori degli imprenditori c’è il calo della domanda a breve termine (71% di coloro che sono chiusi), la difficoltà nel gestire i flussi di cassa (48% sia fra gli aperti e i chiusi) e quindi gli effetti sulla liquidità.
Gaspare Civiero, ceo di Delivera, società di consulenza che si rivolge alle piccole e medie imprese sostiene che «il calo della domanda, è una duplice dimostrazione di come i segnali che le imprese stanno ricevendo dal loro mercato non siano incoraggianti e di quanto molte delle PMI italiane siano ancora oggi aziende di prodotto». Per questo, «tutte le imprese dovranno comunque riconsiderare processi, layout, prassi e – persino – strutture organizzative per adattarsi ad una convivenza con il virus che, evidentemente, non sarà breve né facile», ha dichiarato Riccardo Pavanato, amministratore delegato di auxiell, società che si occupa di organizzazione dei processi di medie e grandi imprese italiane ed estere.