Lavoro: il 44% degli italiani è insoddisfatto della propria retribuzione
- Il 44% degli italiani è insoddisfatto della propria retribuzione lavorativa. L’insoddisfazione è trasversale per genere, pari tra uomini e donne, mentre l’età è differenziante: i giovani della Generazione Z, all’inizio del proprio percorso professionale, sono i più scontenti (51%);
- I lavoratori insoddisfatti dello stipendio sono in egual misura al Nord e al Centro (47%), mentre spicca in positivo la quota di soddisfatti nelle aree metropolitane del Sud (62%), grazie ad un costo della vita più contenuto rispetto ad altri territori;
- La retribuzione emerge come primo driver di scelta nella valutazione di un’offerta di lavoro,staccando di netto gli altri criteri; seguono la vicinanza a casa e la stabilità dell’azienda. Sono importanti anche il ruolo offerto e la possibilità di conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata.
Sono i risultati di una ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, sul mercato del lavoro in Italia e le sue nuove tendenze, dalla quale emerge inoltre che:
- 1 lavoratore su 2 è aperto alla possibilità di cambiare lavoro. Tra gli insoddisfatti, il 76% si sta almeno guardando attorno alla ricerca di nuove opportunità (il 26% sta cercando attivamente)
- Il 41% di chi cerca lavoro si dichiara disponibile a un trasferimento all’estero, una propensione che tra i giovani della Generazione Z sale al 46%. Rispetto al genere, i più propensi sono gli uomini rispetto alle donne (35% vs 26%);
- Il lavoro in presenza (33%) viene preferito a quello completamente da remoto (15%). La modalità di lavoro preferita è quella ibrida (ufficio + remoto), dal 51% degli uomini e dal 53% delle donne;
- 7 lavoratori su 10 esprimono un giudizio positivo sul proprio work-life balance, anche se solo l’11% ne è «molto» soddisfatto;
- 1 lavoratore su 10 rinuncerebbe subito a una piccola percentuale della retribuzione per migliorare il proprio work-life balance; si arriva a quasi 3 lavoratori su 10 se si include chi lo farebbe certamente in futuro;
- L’idea della settimana lavorativa corta (a parità di ore complessive e stipendio) è molto appealing: il 46% è «molto» interessato, soprattutto tra le donne e i lavoratori Millennials.