Lavoro, il Coronavirus potrebbe allargare il gender gap
Il coronavirus rischia di allargare ulteriormente il divario di genere nel nostro Paese. Se già in queste settimane di lockdown le lavoratrici risultano essere particolarmente svantaggiate dall’uso massiccio dello smart working che rende ancora più complesso il già fragile equilibrio tra gli impegni professionali e quelli domestici (ne abbiamo parlato su MAG N. 139), il post emergenza non sarà roseo senza interventi che tutelino la fascia più debole dell’occupazione italiana.
Fascia più debole, sì, perché come evidenziato dai dati Istat, le lavoratrici italiane sono principalmente precarie, in part time (non per volontà) e “sovraistruite” (abbiamo dedicato un articolo al tema nel MAG N. 137) e stando alle ultime rilevazioni Eurostat lavora solo il 49,5% delle italiane in età da lavoro (la rubrica Diverso Sarà Lei di MAG N. 132 contiene maggiori dettagli).
Ne abbiamo parlato con Sandra Mori, ex presidente di Valore D e DPO di Coca-Cola Europe.
Che impatti sta avendo finora il Covid-19 sulla comunità professionale femminile?
Sulle donne lavoratrici pesa lo smart working forzato poiché a casa lavorano il doppio considerando che devono anche gestire i figli, la casa e tutte le incombenze familiari. Particolarmente in difficoltà sono le mamme di bambini piccoli, soprattutto considerando che molte hanno rinunciato a baby sitter e personale di servizio per evitare la diffusione della pandemia. Molte aziende, soprattutto le più grandi stanno mettendo in atto diverse iniziative per favorire lo smart working dei proprio dipendenti – dallo yoga al pilates, dalle lezioni di zumba a quelle di cucina – non mi risulta tuttavia che, malgrado la bontà di queste attività, ci siano misure che possano favorire le donne nella gestione dei doveri casalinghi.
Questo periodo ha reso ancor più evidente che permane una netta divisione di ruoli nelle famiglie e, di conseguenza, le lavoratrici sono fortemente penalizzate…
La nostra struttura familiare è ancestrale, difficile dunque da scardinare. Quello che però si potrebbe fare, ma non si sta facendo, è studiare la ripartenza coinvolgendo le donne, per fare tesoro degli errori commessi fino a oggi. Però nella task force del governo ci sono solo 4 donne e ben 13 uomini, dunque non mi sembra ci si sia grande volontà di tenere in considerazione una ridistribuzione più equa del potere e dell’economia.
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