Lavazza: l’ufficio legale è il “dream team”

In Lavazza si dice che tutti vorrebbero lavorare nell’ufficio legale, per entrare così a fare parte del “dream team”. Con questo appellativo ama scherzosamente definirsi la squadra legal del gruppo, un nome con cui, come racconta a MAG la general counsel e segretaria del consiglio di amministrazione Simona Musso, il team si identifica per esprimere l’affiatamento e la vicinanza che lo caratterizza. «Il legame che c’è tra noi è la vera forza di questa direzione. Molte persone sono arrivate nello stesso periodo e per anni hanno lavorato fianco a fianco, crescendo insieme professionalmente. Siamo una direzione felice e anche chi opera nelle altre aree dell’azienda riesce a percepire che non c’è tensione tra noi. Ci sono ovviamente delle divergenze di pensiero, ma il legame è forte, e questo è fondamentale per lavorare bene», spiega Musso.

La storia della direzione legale di Lavazza è anche quella della giurista. L’ufficio è infatti nato, nella sua attuale conformazione, proprio a seguito dell’ingresso dell’avvocata nel gruppo 23 anni fa. «Quando sono arrivata in azienda l’ufficio legale era unito alla direzione del personale, per cui c’era un direttore degli affari legali e del personale. Il mio ruolo, fin dall’inizio, è stato quello di creare un nucleo legale più strutturato, autonomo. Tutte le risorse che da allora a oggi fanno parte della direzione sono state selezionate da me», ricorda la general counsel.

La squadra, che oggi è organizzata per aree funzionali e di competenza e che conta 13 risorse in Italia e quattro all’estero (due legali in Francia, uno in America e uno in India), è cresciuta negli anni, seguendo di pari passo l’espansione dell’azienda. Quando Musso arrivava in Lavazza, nel 1996, il gruppo era molto forte in Italia e iniziava appena a fare ingresso nei mercati esteri, attraverso la costituzione di alcune consociate e collaborando con distributori esteri. «Allora, la maggior parte del business veniva creata in Italia e questo ovviamente si rifletteva anche nel nostro impegno come ufficio legale perché il 90-95% della nostra attività era dedicato a questioni relative al territorio italiano. Poi nel giro di sette-otto anni la situazione si è ribaltata. Nel 2011 il fatturato dell’azienda riguardava per circa il 65% le attività italiane e per il 35% quelle estere ora il 70% proviene dall’estero e il 30% dall’Italia», racconta l’avvocata.

Questo ha comportato per il team legale, oltre a una crescita in termini di organico, lo sviluppo di nuove competenze. Anzitutto in ambito fusioni e acquisizioni. «Abbiamo dovuto cambiare prospettiva e incrementare la nostra specializzazione imparando a fare m&a, attività che ci ha impegnato moltissimo negli ultimi anni e che ci ha visti partecipare, in prima fila insieme al management, alle negoziazioni. La nostra attitudine infatti è quella di fare quanto più possibile in house», riferisce l’avvocata sottolineando che, nelle acquisizioni internazionali, l’ufficio legale ha gestito centralmente il supporto esterno, rivolgendosi direttamente ai consulenti locali, senza passare per l’intermediazione di studi legali italiani.

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Gennaro Di Vittorio

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