Lasciare lo studio legale per l’azienda. C’è un momento giusto?

Sono tanti gli avvocati che, a un certo punto della loro carriera, decidono di lasciare lo studio legale per entrare in una direzione affari legale aziendale. Le ragioni che li muovono versa questa scelta sono diverse ma, soprattutto, personali. Non è su queste che vorrei invitarvi a riflettere oggi, ma piuttosto su un’altra questione: c’è un momento giusto per questo cambiamento?

Ne parlo spesso coi giuristi d’impresa, sia con quelli che hanno vissuto questa esperienza in prima persona, sia coi general counsel che selezionano risorse da inserire nel proprio team. Ebbene, riflettendoci, un momento giusto per questi passaggi forse c’è: dopo 5-6 anni in studio. Si è infatti acquisita una buona esperienza e autonomia, elementi fondamentali nei dipartimenti legali. Lo stipendio, anche se è cresciuto negli anni, ha raggiunto un livello per cui comunque passare in azienda risulta ancora competitivo. Ci si è specializzati, ma non troppo; la specializzazione, infatti, non sempre è un plus per i giuristi d’impresa che devono occuparsi un po’ di tutto.

Al contrario, lasciarsi alle spalle la libera professione, dopo 15-20 anni in studio non è facile. Intanto per consuetudine ed età anagrafica si è anche meno flessibili. Si è abituati ad avere diverse persone a cui delegare molte attività e non è detto che in azienda si possa disporre di team così grandi. Quando si è partner, poi, si partecipa attivamente al fatturato dello studio e proprio per questo si ha un tale potere decisionale che difficilmente si può avere in azienda.

Ovviamente, le eccezioni ci sono. Tutto dipende dal ruolo che si va a rivestire in azienda, dalle dimensioni e dai bisogni di quest’ultima. È per questo che in house ci sono diversi ex partner di studi legali a rivestire ruoli da general counsel. Del resto, come scriviamo sempre su inhousecommunity.it, il mercato in house italiano è veramente molto sfaccettato.

ilaria.iaquinta@lcpublishinggroup.it

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