L’Albo è la nuova Gilda
Nel medioevo erano le gilde, oggi sono gli albi. Per praticare una professione bisognava essere a iliati a una corporazione delle arti o dei mestieri, alla quale si accedeva dimostrando la propria abilità. Non è cambiato molto: per diventare avvocato si supera un esame che apre le porte all’albo. Quando però un legale italiano o francese decide di andare a lavorare per una società i battenti si chiudono con la sospensione dell’iscrizione. Nonostante il lavoro rimanga lo stesso.
Di questo e delle altre tematiche che riguardano i giuristi d’impresa MAG ha parlato con Jonathan Marsh (nella foto), deputy general counsel di Total e presidente di ECLA – European Company Lawyers Association da fine ottobre 2016. Guidare un’associazione di categoria per un intero continente significa avere a che fare con realtà molto diverse tra loro, con grandi differenze di trattamento su temi delicati quali ad esempio il legal privilege e il riconoscimento professionale. Marsh si fa scuola con l’esempio francese, essendo Vice president of international affairs della French Corporate Counsel Association (AFJE), e da lì allarga lo spettro della sua visione.
«Molte delle cause che porta avanti AFJE sono simili a quelle di ECLA», spiega Marsh «In AFJE volevamo essere certi di fornire agli avvocati che lavorassero per le aziende francesi all’estero tutti i servizi necessari, in particolare, in termini di riconoscimento professionale. Abbiamo esaminato le norme per gli avvocati stranieri che esercitano negli Stati Uniti, per esempio, e abbiamo scoperto che possono farlo solo a condizione che siano membri di un Ordine, localmente nel loro Paese. Per i giuristi d’impresa è un po’ complicato visto che in molte giurisdizioni europee, tra cui la Francia e l’Italia, non sono iscritti ad albi».
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