L’AI moltiplica le violazioni IP: l’allarme degli uffici legali
La diffusione dell’intelligenza artificiale sta alimentando un’ondata crescente di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. È quanto emerge dall’“IP Frontiers Report 2025: Proactive Security Against IP Infringement”, ricerca commissionata da CSC, secondo cui 9 professionisti legali su 10 si dichiarano preoccupati per l’aumento delle violazioni online.
L’85% degli intervistati ha registrato un incremento delle infrazioni negli ultimi dodici mesi, e il 90% prevede che il trend continuerà anche nel prossimo anno. Tra le forme più comuni di abuso figurano la contraffazione, l’uso improprio dei marchi e l’impersonificazione del brand.
Quasi tutti i partecipanti allo studio (88%) ritengono che i sistemi basati sull’AI stiano alimentando il fenomeno, mentre il 93% teme che loghi, immagini e contenuti generati artificialmente possano danneggiare in modo significativo la reputazione aziendale.
“Con gran parte del commercio e della comunicazione che oggi si svolge online, la reputazione di un marchio dipende dalla sua presenza digitale – e tutelarla è una responsabilità che le aziende devono prendere molto seriamente,” ha commentato Ihab Shraim, chief technology officer della divisione Digital Brand Services di CSC.
Il report sottolinea come i domini falsi siano spesso il primo passo nelle campagne di contraffazione e brand impersonation su larga scala. Sebbene il 76% delle organizzazioni dichiari di avere una strategia di gestione dei domini, solo il 16% afferma che il team legale abbia piena visibilità sul portafoglio, una lacuna che espone a potenziali rischi di frode.
“Le aziende affrontano oggi un afflusso di minacce sempre più sofisticate, e i bersagli più vulnerabili restano i nomi di dominio e la proprietà intellettuale”, ha aggiunto Shraim. “Laddove in passato i truffatori inviavano migliaia di email di phishing sperando in poche risposte, oggi gli attacchi sono più mirati e più efficaci, soprattutto grazie all’uso dell’intelligenza artificiale come acceleratore”.
Aumenta il budget per la protezione dell’IP
Per far fronte a questi rischi, due terzi dei responsabili legali (67%) prevedono un significativo aumento dei budget destinati alla protezione dei brand e all’enforcement dei diritti IP nei prossimi tre anni, mentre oltre la metà (56%) sta già esternalizzando parte delle attività di monitoraggio.
“Difese reattive non bastano più”, ha affermato Ian McConnel, chief legal officer di CSC. “I truffatori sfruttano strumenti economici e veloci per imitare i brand su vasta scala. Con l’espansione dell’AI, solo le aziende che adotteranno strategie di protezione proattive e multilivello, in grado di integrare team legali, IT e di sicurezza, potranno davvero tutelare la propria reputazione”.
Lo studio di CSC si inserisce in un contesto di crescente attenzione al rischio legato all’intelligenza artificiale. Un rapporto pubblicato a gennaio da Cornerstone Research e dalla Stanford Law School’s Securities Class Action Clearinghouse ha evidenziato un aumento delle class action negli Stati Uniti connesse all’AI, mentre il disputes survey annuale di Baker McKenzie ha indicato la cybersicurezza e l’AI tra le principali preoccupazioni degli uffici legali aziendali.