La parità di genere si costruisce dal recruiting

Era il 1999 quando Kathy Marsui, un’analista di Goldman Sachs, elaborò la teoria della Womenomics. La concezione secondo la quale la maggior integrazione e valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro non contribuisce solo all’equità sociale ma aumenta la crescita economica di un Paese.

Da allora molte cose sono cambiate. Le donne hanno raggiunto livelli di istruzione più alti degli uomini; sono aumentate le professioniste all’interno dei consigli di amministrazione grazie alla legge (in scadenza) sulle quote rosa e tuttavia rimane ancora molta strada da fare, soprattutto nel nostro Paese.

Secondo il Global gender gap report, l’Italia nel 2015 si è posizionata al 41esimo posto su 145 Paesi. Tra i motivi, una serie di questioni irrisolte che vanno dalla bassa occupazione femminile (46,7%), al fatto che le donne vengono ancora pagate circa il 17% in meno dei colleghi uomini, fino alla scarsa presenza nella politica, nelle istituzioni e, in generale, ai livelli più alti.

Un problema su cui da anni si concentra il lavoro di Valore D. La prima associazione di grandi imprese creata in Italia nel 2009 per sostenere la leadership femminile in azienda, che proprio in questi giorni ha vissuto un momento importante: le elezioni primarie per scegliere la candidata alla presidenza che verrà eletta ufficialmente il prossimo giugno. A superare questa prima fase (e di fatto a diventare presidente in pectore) è stata Sandra Mori (nella foto), general counsel Europa di Coca Cola. Dopo la presidenza di Claudia Parzani, partner di Linklaters, l’associazione punta ancora su una giurista. Stavolta, però, interna al mondo dell’impresa.

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Gennaro Di Vittorio

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