Inspiralaw: 50 giuriste modello di ruolo
a cura di michela cannovale e nicola di molfetta
Lo abbiamo fatto per la prima volta nel 2022: pensare a una lista – non una classifica, sia ben chiaro – composta da 50 giuriste provenienti dalla private practice e dal mondo in house particolarmente impegnate nell’avvio di progetti volti a far crescere la cultura giuridica.
A un anno di distanza torniamo a proporvi 50 nomi e quindi altrettante storie di professioniste che stanno rivoluzionando una professione, quella dell’avvocatura, che è diventata accessibile anche alle donne solo a partire dal 1919, che in fondo è solo poco più di 100 anni fa. Perché, seppure la parità numerica tra donne e uomini avvocato sia oggi un dato acquisito e quasi scontato per chi frequenta le aule dei Tribunali, non lo era altrettanto un secolo fa, e neppure negli anni Ottanta quando, pensate, la percentuale di legali donne non arrivava neppure al 10%. Per la precisione, secondo i dati della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, erano 3.450 (il 9,3% del totale) le avvocate registrate all’albo nel 1985. Ci sono voluti 36 anni perché le cose cambiassero – e in maniera sorprendente! – configurandosi su livelli quasi paritari. Nel 2021 le quote rosa hanno infatti raggiunto il tasso strepitoso del 47,7%: 115.250 in tutto.
E nonostante – è bene ricordarlo – in questa crescita esponenziale si nasconda un divario di retribuzione ancora marcato fra i generi, alcune donne stanno rivoluzionando indelebilmente l’universo legale, ispirando il settore con la loro visione progressista nel concepire il mestiere.
Come non citare, a questo proposito, Paola Colarossi, appena nominata managing partner di un grande studio legale d’affari internazionale, come Baker McKenzie, in Italia. O Carola Antonini e Catia Tomasetti, tra i nomi più quotati nel settore dell’energia e della finanza. O Sara Biglieri, promotrice del progetto Bridge the Gap, pensato per ridurre il divario di genere in studio e in azienda e promuovere la leadership femminile. O Federica Brondoni, in prima linea per i diritti della comunità Lgbtq+. Ci sono poi avvocate che si distinguono per doti formidabili acquisite nella pratica forense, come Barbara Napolitano, Gabriella Covino, o Eliana Catalano e professioniste che eccellono nelle capacità di gestione degli studi legali come Laura Orlando e Stefania Radoccia. E sarebbe imperdonabile non menzionare Claudia Parzani, tra le esponenti più rappresentative della leadership femminile nella business community italiana.
Parimenti, assieme alle professioniste della private practice, compaiono le loro colleghe del mondo in house, fautrici di poderose riorganizzazioni all’interno dei presidi giuridici aziendali e componenti dei consigli d’amministrazione delle più importanti imprese italiane. Come le fuoriclasse Claudia Ricchetti e Sara Citterio. Come Antonia Cosenz, Shannon Tanya Lazzarini o Elisabetta Pagnini, diventate punti di riferimento nel settore bancario. Alcune, come Michela Schizzi, hanno da poco preso le redini della direzione legale in azienda. Altre, come Simona Musso, in azienda ci sono cresciute. Alcune sono state protagoniste di importanti quotazioni in Borsa, come Silvia Bertini. Altre sono state scelte per dirigere l’ufficio legale non sono italiano, ma anche quelli tutta l’Europa del Sud, come Maria Mariniello.
E insieme a loro tutte le altre, 50 in tutto, che ritrovate nell’elenco (rigorosamente alfabetico) che segue. Di ognuna descriviamo i tratti professionali più salienti e i risultati più importanti conseguiti nell’ultimo anno. Lo ripetiamo: non si tratta di una classifica, ma di una raccolta di nomi di donne che con il loro lavoro stanno dando una spinta importante all’avvocatura in Italia.
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