Nuzzolo: «Il nostro approccio all’efficienza»

Efficientare i servizi legali. Rivedendo la macchina organizzativa interna e il sistema di assegnazione dei mandati esterni. È un mantra per i direttori affari legali. Ma l’approccio al tema può variare da azienda ad azienda. E il mondo finisce con il dividersi tra chi taglia la questione con l’accetta e chi, consapevole dell’importanza dell’accuratezza dell’assistenza legale, è consapevole che spesso, tenere sotto controllo i costi legali significa semplicemente «spendere meglio, mantenendo comunque alta la qualità generale del servizio (che non può mai venire meno!)», come dice in questa intervista a MAG Agostino Nuzzolo, general counsel, direttore della funzione legal and tax e segretario del consiglio di amministrazione di Tim.

«Il mercato è in contrazione e i costi legali sono una variabile da tenere sotto controllo». Il manager, già general counsel di Italmobiliare e prima ancora di Italcementi, ha un approccio molto chiaro al tema. Del resto, dal suo ingresso, nel 2017, nell’incumbent è riuscito sfoltire il budget esterno di circa il 30%, consentendo al gruppo di risparmiare cifre importanti. E comunque, «oggi la nostra spesa legale supera i 10 milioni l’anno», afferma il giurista.

Il tutto è avvenuto in uno scenario di contrazione delle risorse interne, dovuto «a un processo più generale di uscita che ha utilizzato i sistemi di prepensionamento (la legge Fornero prima e Quota 100 oggi), che si è tradotto in una riduzione dell’organico della direzione, e al percorso, non ancora concluso, che porta verso la concentrazione delle risorse in un’unica sede», continua Nuzzolo.

Sono un centinaio in tutto i legali di Tim oggi. Quaranta operano sul territorio, gli altri, dalla sede centrale del gruppo coprono aree di business differenti dividendosi in due macro-funzioni. Una più generale cura gli acquisti e le varie esigenze legali del gruppo, l’altra è quella corporate, che segue la segreteria e le attività societarie.

Efficientare significa, oltre che guardarsi all’interno, vedere cosa succede all’esterno. State rivedendo il sistema dell’assegnazione dei mandati?

Il tema è che abbiamo una mole molto elevata di contenziosi e non potendo sostenere la difesa direttamente coi dipendenti siamo costretti a rivolgerci ai legali esterni. Il vero punto è che si può comprimere ciò che è meno pressante o complesso. C’è un’attività più routinaria e seriale che gestiamo sul territorio, con prossimità rispetto alle funzioni di business, stipulando delle convenzioni per dei “pacchetti di pratiche” a prezzi ridotti.

Quando invece la pratica è più complessa…?

Cerchiamo il miglior legale per quell’attività specifica. Anche lì, l’ulteriore passo avanti è quello di individuare dei partner a cui rivolgersi per le attività e i settori maggiormente peculiari del business. In tutti gli uffici legali, e quindi anche nel nostro, c’è una storia pluriannuale con alcuni fornitori esterni con cui si è creato un rapporto di ripetitività, per cui invece di negoziare ogni volta la fee si stipula un accordo quadro per una certa quantità e durata del rapporto.

Le tariffe che preferite utilizzare sono convenzioni e accordi quadro?

Dipende dal tipo di pratica. Sul contenzioso si prova a fare un forfait ipotetico sull’andamento della causa, non lavoriamo a ore, a volte si prevediamo una success fee. Sui progetti importanti e le operazioni di m&a cerchiamo di fare un mix, prevedendo dei compensi fissi per le fasi meno qualificate e delle success fee per le fasi in cui il progetto ha preso forma e comincia a diventare appetitoso. Più o meno sono queste le tariffe, con mille piccole sfaccettature.

 

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Gennaro Di Vittorio

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