Il mio anno incredibile, tra Sinner, Amadeus e Boing

Marcello Dolores, numero uno dell’ufficio legale di Warner Bros. Discovery, racconta a MAG gioie e dolori di un business in crescita

di michela cannovale

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È stato un anno intenso per Marcello Dolores (in foto), che, in qualità di group vice president legal & regulatory per l’Italia e la regione iberica di Warner Bros. Discovery, ha dovuto gestire i profili giuridici delle novità che hanno interessato il business del gruppo, pronto a fare il grande salto nella tv italiana. Con l’arrivo di Maurizio Crozza, Fabio Fazio e Amadeus e il successo crescente del canale Nove, oltre a un impero che include Warner Bros., HBO, CNN ed Eurosport, l’azienda ha tutte le carte in regola per sfidare i big del settore e scuotere gli equilibri del panorama televisivo nazionale. Un successo che presenta tante opportunità, ma che è anche ricco di sfide innanzitutto a livello organizzativo e normativo.

MAG ne ha parlato direttamente con Dolores, che in azienda è presente dal 2012 con responsabilità, oltre che sull’ufficio legale, anche sulle attività di business development, sport e gestione delle joint ventures, e che da maggio 2023 è stato nominato amministratore delegato di Boing, società nata dalla collaborazione tra Mediaset e WarnerMedia, controllata del gruppo Warner Bros. Discovery.

Un anno intenso, dicevamo. A gennaio siete stati criticati molto dall’opinione pubblica perché sembrava che fosse vostra la decisione di non trasmettere in diretta tv in chiaro la finale degli Australian Open tra Sinner e Medvedev… Come stavano in realtà le cose?

La questione è molto chiara: la regolamentazione europea e italiana dà la possibilità di prevedere una serie di eventi di pubblico interesse  che necessariamente devono essere trasmessi in chiaro. Peccato che questo elenco risalga al 2012, e preveda, per esempio, che vada in chiaro la Coppa Davis, ma non la finale di uno slam in cui giochi un tennista italiano. Dal 2012 ad oggi sono cresciuti rapidamente i tennisti italiani di successo ma meno rapidamente si è evoluta la normativa, che non prevede ancora l’ipotesi di trasmettere in chiaro la partita in questione, semplicemente perché non è considerata al pari di un evento di rilevanza nazionale. Diversa, ad esempio, è invece la questione in Spagna, una delle giurisdizioni di cui mi occupo come legale in house, dove semifinali e finali di alcuni slam cui partecipano i tennisti spagnoli vanno in chiaro.

Come si è mosso quindi l’ufficio legale?

Come Eurosport, abbiamo con Sky e Dazn dei rapporti contrattuali di lunga data che tendono a proteggere i loro investimenti nei nostri canali e gli abbonati. Tuttavia, nell’interesse pubblico, ci siamo mossi secondo valutazioni di buon senso e interpretando lo spirito della normativa, concordando con i partner la trasmissione in differita di una sintesi a poche ore dalla finale. Il compito dell’ufficio legale è dunque stato – in un lasso di tempo brevissimo, dalla sera del 25 gennaio, vittoria della semi finale, alla mattina del 28, giorno della partita – riprendere tutto in mano, dare l’advice corretto al nostro team editoriale e al management sulle richieste che avremmo legittimamente potuto fare ai nostri partner e clienti e trovare una soluzione negoziale.

Come legali avete anche dovuto gestire le critiche degli amanti del tennis delusi?

Assolutamente sì. Abbiamo lavorato a quattro mani con l’ufficio stampa e l’ufficio PR per fare in modo che alla stampa di settore arrivasse il messaggio corretto: e cioè che le cause della non messa in chiaro erano principalmente legali, regolamentari e giuridiche.

Negli ultimi mesi il vostro dipartimento si è dovuto confrontare anche con le sfide dell’arrivo di Amadeus dalla Rai. Ma oltre ad Amadeus avete vissuto recentemente anche il passaggio di Crozza e Fazio. Come si gestisce dal punto di vista giuridico l’arrivo di personaggi famosi di questo calibro?

È un lavoro di team e task force. Si procede su vari livelli. Si parte con la gestione del talent, delle sue prestazioni artistiche, del suo staff, della sua creatività e capacità di attrarre a sua volta ospiti e altri talent: tutto questo va regolato contrattualmente, disciplinato e gestito, con notevole inventiva anche da parte dei legali. E poi c’è il livello dei programmi: lo storico di programmi tv che si porta dietro.

Prima un livello e poi l’altro, quindi?

Spesso in realtà sono due tavoli in parallelo: la contrattualizzazione avviene sia con la casa di produzione per i programmi, ma anche con il talent, che a sua volta viene seguito dai suoi avvocati e suoi agenti. Quanto ai programmi, si tratta di una valutazione dell’IP che si portano dietro, in cui rientrano i format ma anche i titoli delle trasmissioni che hanno condotto e che sono diventate poi dei veri e propri brand. L’IP di Amadeus, per esempio, era fortemente legata alle trasmissioni condotte in Rai. E poi c’è un terzo livello…

Cioè?

Quello di capire quali sono i vincoli che il talent ha con le pregresse esperienze professionali. In questo caso si lavora insieme al team del talent, con cui viene svolta una sorta di due diligence di tutti gli aspetti, come il controllo giuridico di tutte le pagine social sia del talent in sé sia della trasmissione che ha condotto, il controllo delle obbligazioni sui vecchi programmi e sulle prestazioni. Insomma, si cerca di andare quanto più a fondo possibile per comprendere lo storico del talent e capire se ci sono eventuali limiti o opportunità per la collaborazione con il nostro gruppo.

Qual è il primo aspetto che negoziate con le controparti?

Sicuramente la massima e assoluta confidenzialità, che non a caso viene regolata, normata e contrattualizzata. Ed è anche questo il motivo per cui le riunioni di negoziazione dell’arrivo del talent non sono mai troppo numerose: ci si incontra su tavoli cui presenziano al massimo cinque persone, tra agenti dei talent, avvocati, uffici stampa e vertici aziendali.

Vi siete fatti seguire da consulenti esterni per l’arrivo di Amadeus, Fazio e Crozza?

Trattandosi di un core business dell’azienda, tutti i closing di queste operazioni li abbiamo gestiti internamente. Si tratta di accordi per cui il tempo è poco, per cui bisogna parlare velocemente e in maniera diretta e molto immediata con gli interlocutori interni. Sono peraltro contratti in cui gli standard non esistono: è un lavoro sartoriale, cucito e costruito sul deal discusso pezzo per pezzo con i referenti interni. Per questo motivo è un’attività che si svolge con il team interno.

Facciamo una previsione sui prossimi mesi: quali saranno le sfide con cui potrebbe avere a che fare l’ufficio legale di Discovery, sulla base di quanto pianificato fino ad oggi?

Da un punto di vista di lavoro interno dovremo sicuramente imparare a rapportarci a sistemi di intelligenza artificiale. A questo proposito, il gruppo ha già deciso di utilizzare unicamente set di tool interni, prodotti per noi sulla base di contratti di fornitura globale che garantiscono confidenzialità, segretezza ed uso interno delle informazioni a vantaggio del gruppo stesso. Nel dipartimento legale li useremo per attività di drafting più semplici, aggiornamento di alcuni documenti e ricerche giurisprudenziali.

E da un punto di vista esterno?

Da un punto di vista esterno le sfide riguarderanno gli aspetti di regolamentazione del rapporto tra tv tradizionale e digitalizzazione. Per esempio: c’è il tema delle nuove forme di pubblicità interattiva e digitale sulle televisioni connesse, che sarà fra le novità più grosse degli ultimi dieci anni. In sostanza sarà possibile, all’interno di un break pubblicitario, sostituire uno spot che va sul canale principale ed erogare spot targettizzati su grandi cluster di spettatori. Questo è un aspetto su cui non solo arriveranno nuove regole, ma che richiederà da parte nostra una nuova serie di norme anche relative alla compliance, alla privacy e ai di rapporti con chi compra le pubblicità.

E poi c’è Boing, di cui è diventato amministratore delegato nel 2023… Come unisce il ruolo di legale a quello di ceo?

Per quel che mi riguarda, il fatto di […]

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michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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