Il benessere mentale tra le prossime priorità delle direzioni affari legali
Il Covid-19, col lavoro da remoto e un gran numero di nuove responsabilità, ha alzato i livelli di stress per gli avvocati.
Uno studio recente di Krill Strategies (una società di consulenza specializzata sulla salute mentale) ha rilevato che un’avvocata su quattro lascia il lavoro poiché non riesce a reggerne la pressione. In un sondaggio condotto a giugno 2020 dalla Association of Corporate Counsel (ACC) il 74% dei giuristi d’impresa intervistati ha ammesso di sentirsi stressato.
La gestione dello stress delle risorse sta diventando un argomento di grande attenzione negli Stati Uniti e presto o tardi, come accade con tutte le tendenze nel settore legale, potrebbe attraversare l’oceano e arrivare anche in Europa. A sollevarne la centralità è la rinnovata attenzione che si presta alle risorse umane e ai loro bisogni. Un avvocato infelice, appena può, cambia azienda o studio e l’organizzazione si ritrova a “pagarne” le conseguenze.
In particolare, occuparsi della questione in America a sono le associazioni di categoria, ma anche le direzioni legali interne delle maggiori aziende che, tradizionalmente, guidano il cambiamento nell’intero settore.
Per esempio, l’ufficio legale di US Bancorp ha implementato un programma, chiamato USB Well, che si basa su tre pilastri: la salute emotiva, quella lavorativa e da ultimo la fisica. In particolare, il piano prevede, per esempio, incontri per discutere del benessere con esperti qualificati, un club di lettura, delle lezioni di yoga in banca, una newsletter settimanale in cui si condividono i successi raggiunti dalla squadra.
Al di là delle singole previsioni, l’impatto del programma in banca pare sia molto positivo: ha alzato i tassi di “retention” dei talenti e diffuso, tra i giuristi, la consapevolezza che l’organizzazione per cui lavorano li sostiene, li aiuta e li fa crescere professionalmente e personalmente.
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