Hi-tech in Italia: tante eccellenze ma serve crescita
Investire nell’innovazione e nella tecnologia può essere, anche per l’Italia, motore per la competitività dell’intero sistema-Paese.
È ciò che spiega il Centro economia digitale nello studio “Il ruolo dell’innovazione e dell’alta tecnologia in Italia nel confronto con il contesto internazionale”, svolto in collaborazione con Leonardo, Confindustria e Italian trade agency.
Se non mancano infatti le eccellenze tricolori nel settore hi-tech (con 49 miliardi di euro abbiamo il terzo fatturato europeo nella meccanica strumentale, siamo sesti al mondo per numero di robot industriali, e il nostro territorio vanta oltre 10mila startup innovative biotech), lo studio mostra che il gap da colmare con gli altri Paesi europei (soprattutto Germania e Francia) è ancora rilevante. In particolare nell’export: le esportazioni hi-tech dei due Paesi appena citati pesano sul totale europeo, rispettivamente, per il 27,5% e per il 17,8%. Si ferma al 5,1% l’Italia, dove la fanno da padroni l’elettronica, il biotech sanitario e gli strumenti scientifici e per l’industria aerospaziale.
Siamo sotto la media europea anche per quanto riguarda i brevetti hi-tech registrati annualmente e, soprattutto, negli investimenti in ricerca e sviluppo: solo l’1,3% nel 2017 (di cui la maggior parte da attribuire ai privati), a fronte di una media europea del 2,1% e delle due top investors Germania (3%) e Francia (2,2%).