Herno: “Made in” e Ttip salveranno la moda
Ha chiuso il 2015 con un fatturato di 70 milioni e per il 2016 si propone di raggiungere la soglia dei 78 milioni. Un traguardo verso cui Herno, il marchio di piumini e impermeabili di lusso fondato da Giuseppe Marenzi nel 1948 e ora in mano al figlio Claudio, procede a passo veloce: «Al momento stiamo vendendo la nuova collezione invernale e abbiamo, non solo raggiunto, ma addirittura superando i budget che ci eravamo prefissati», rivela l’amministratore delegato a MAG.
Il modello
Un risultato che deriva da un modello di business ben rodato e che l’azienda, nata lungo le sponde del fiume Erno (da qui il nome, con un H in più però) a Lesa nel Novarese, non ha per il momento intenzione di cambiare. «Siamo un’impresa manifatturiera – chiarisce Marenzi – e questo significa che ci occupiamo del prodotto e solo di quello. Per la parte retail seguiamo invece un modello wholesale basato sul multibrand e sull’affidamento in franchising di tutti i nostri negozi, escluso quello di Milano».
In questo modo, spiega Marenzi, l’azienda riesce a mettere tutte le sue energie nella ricerca della qualità della materia prima e nella cura del prodotto. «Per ora non siamo in grado, né in termini di dimensione, né dal punto di vista delle risorse, di presidiare entrambe le aree – quella produzione e quella retail – con lo stesso impegno. Ma dedicandoci solo alla produzione riusciamo a controllare tutta la filiera dei nostri prodotti e a monitorare ogni singolo elemento dei nostri capi. E questo anche se la nostra produzione è divisa tra Romania e Sicilia».