Hays: 1 donna su 2 lamenta disuguaglianze retributive
Il 29% dei lavoratori afferma che il proprio datore di lavoro non è pienamente impegnato nel raggiungere la gender equality. Gli uomini, rispetto alle donne, hanno maggiori probabilità di credere che il proprio datore di lavoro si impegni a promuovere la parità di genere in ambito professionale. Nonostante un lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, sembra che ci sia ancora parecchia strada da fare per abbattere le barriere all’uguaglianza di genere sul posto di lavoro.
Sono alcune delle evidenze che emergono da un sondaggio pubblicato da Hays – società di recruitment specializzato – e condotto su oltre 1.300 professionisti per indagare la percezione sul tema gender equality e lavoro.
Il 37% delle donne, infatti, ritiene scarso l’impegno del datore di lavoro in questo ambito, contro il solo 21% degli uomini. Il 45% delle professioniste, invece, ritiene che il proprio datore di lavoro promuova pari condizioni di trattamento, contro il 60% della controparte maschile.
A coloro che hanno dichiarato insufficiente l’impegno del datore di lavoro nel raggiungimento della gender equality, Hays ha chiesto quali sono le possibili aree di miglioramento: il 31% del campione totale ha indicato le pari opportunità di crescita professionale, seguite da uguaglianza retributiva (25%), politiche di flessibilità lavorativa (17%) e formazione per creare maggiore consapevolezza sul tema (14%).
Dividendo nuovamente il campione tra uomini e donne, è interessante notare come il 55% delle professioniste abbia indicato la parità retributiva come condizione fondamentale per raggiungere la gender equality, contro il solo 26% dei colleghi maschi. Inoltre, il 46% degli uomini ha dato priorità alle pari opportunità di crescita professionale, a fronte di un più esiguo 28% della controparte femminile.
Agli intervistati che, invece, hanno giudicato positivo l’impegno del proprio datore di lavoro, Hays ha chiesto quali fossero le aree in cui si riscontra maggiore attenzione: emergono le pari opportunità di crescita professionale (31%), seguite dalle politiche di flessibilità lavorativa (22%) e dalla parità retributiva (21%). In questo caso, analizzando i risultati per genere, le opinioni di uomini e donne coincidono.
In Italia, così come in moltissimi altri Paesi, la parità di genere è un tema sempre più attuale che coinvolge le aziende nella loro totalità, dai profili più junior sino al management – ha dichiarato Carlos Manuel Soave, Managing Director di Hays Italia -. Fa riflettere che molte professioniste ravvisino ancora una disparità di trattamento in ambito lavorativo: retribuzioni più basse, maggiore difficoltà di accesso alle posizioni dirigenziali e apicali, passando per una più lenta e difficile progressione di carriera a parità di curriculum con i colleghi uomini. I datori di lavoro devono impegnarsi in prima linea nella promozione della gender equality che garantirebbe un ambiente lavorativo diversificato con conseguente beneficio per le performance aziendali. Promuovere politiche di flessibilità lavorativa che aiutino a conciliare carriera e famiglia, adottare metodi di recruitment più oggettivi anche avvalendosi della tecnologia e, infine, sensibilizzare la forza lavoro sulla tematica dell’uguaglianza di genere sono alcuni degli step fondamentali per colmare questo gap”.