Giuristi d’impresa: ecco cosa pensano di voi le aziende

Del ruolo poliedrico del giurista d’impresa abbiamo parlato più volte. Avvocato, manager, facilitatore del business ed esperto tecnico. È un professionista che riveste un ruolo strategico all’interno dell’organizzazione aziendale, un partner che oltre alle competenze specialistiche apporta una conoscenza approfondita del settore industriale di riferimento. Ma cosa ne pensano le aziende? Come viene vista questa categoria professionale dal management?

Da questi interrogativi è partita l’indagine dell’head hunter di avvocati e professionisti in ambito legale e compliance SSQ, in partnership con l’associazione italiana dei giuristi d’impresa (AIGI), condotta su oltre 200 legali d’azienda e “business leader” (ovvero amministratori delegati, titolari, direttori, fondatori, presidente e direttori operativi). Lo studio The true value of the in-house counsel analizza l’impatto che la creazione di un dipartimento legale ha sulla società e il valore aggiunto portato dal giurista d’impresa.

«Negli ultimi dieci anni, in Italia la professione dell’in house counsel ha attraversato una grande evoluzione ed è oggi molto ambita dai giovani laureati. Ci interessava fare il punto sia con i legali che con i loro clienti, i leader del business, su questo mestiere e sull’esperienza, per entrambe le parti, di lavorare insieme», racconta in esclusiva a MAG Tina Lombardi, manager di SSQ.

L’ascesa degli in house

Nel nostro Paese la professione dei giuristi d’impresa vive un momento di grande fermento. A testimoniarlo è prima di tutto la grande mobilità dei professionisti all’interno del mercato e, in secondo luogo, la constatazione che un numero sempre maggiore di aziende sta iniziando a strutturare la funzione legale interna, assumendo giuristi per la prima volta. Stando alle stime di SSQ, infatti, il 22% del totale delle assunzioni di professionisti in house registrate nel 2017 ha riguardato la creazione ex novo di un dipartimento legal; una percentuale che sale al 31% considerando i numeri rilevati a settembre 2018.

Quali sono le ragioni che spingono a strutturare o a potenziare un team interno? Il 29% dei rispondenti ha indicato l’esigenza di un aiuto nell’identificazione in via preventiva dei rischi. Segue la necessità di stare al passo con l’aumento della regolamentazione (24%), quella di risolvere questioni problematiche legali interne all’azienda (23%), la riduzione della spesa legale esterna (14%) e del contenzioso (7%). «Già prima di avviare una collaborazione, anche se inconsapevolmente, la figura del legale viene identificata come strategica nel momento in cui gli viene chiesto di prevedere e contenere il rischio aziendale, un aspetto questo che lo coinvolge automaticamente nelle questioni più importanti», precisa Lombardi.

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Gennaro Di Vittorio

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