I giuristi di Bt? Liberi dal lavoro quotidiano

di Anthony Paonita

Alcuni dipartimenti legali sono reattivi: gestiscono il contenzioso e le varie esigenze legali per cui vengono contattati. Altri ripensano costantemente a come funzionano. Per questi ultimi è una rivoluzione continua. L’ufficio legale di BT rientra in questa categoria. I giuristi d’impresa della telco valutano costantemente il proprio modus operandi e l’interazione coi clienti e i fornitori esterni di servizi legali.
Un impulso, questo, che è stato rafforzato dall’ingresso, lo scorso anno, di Sabine Chalmers in qualità di group general counsel. Tra i cambiamenti c’è stata la selezione di Neil Wilson, con il ruolo di head of legal vendor management. In sostanza, è il responsabile del sistema di affidamento dei mandati esterni da parte del legal di BT, agli studi legali tradizionali e agli ibridi noti come Lpo (legal process outsourcing) o ai fornitori di servizi tecnologici. Sotto la sua guida, gli avvocati di BT hanno esternalizzato due funzioni interne, claims litigation e real estate, affidandole allo studio legale DWF, un cambiamento che ha interessato circa 40 avvocati in house. Durante il prossimo autunno, il professionista inizierà un lavoro sul panel di BT, composto oggi da oltre 40 firm, un numero che ritiene doppio rispetto a quello ottimale. Lo scopo di questa valutazione, afferma Wilson, è quello di liberare il team legale interno di BT dal lavoro più quotidiano e dargli la possibilità di svolgere il lavoro di fascia alta per cui è stato creato. MAG ha parlato con Wilson di questo processo e dello stato di salute del mercato dei servizi legali…

Questo è un estratto dalla rubrica Empire State of Law presente sulla rivista MAG. Scarica l’ultimo numero e continua a leggere l’articolo sul MAG n.126, a questo link.

Gennaro Di Vittorio

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