MET International: Il general counsel? Un business partner reattivo e proattivo

Con sede in Svizzera, MET è una società energetica europea attiva nei mercati del gas naturale, dell’energia e del petrolio, focalizzata su commercio all’ingrosso, vendita di multi-commodity, infrastrutture energetiche e attività industriali. Tramite le sue filiali opera in 14 paesi, anche attraverso 22 hub commerciali internazionali e 25 mercati nazionali del gas. Insomma, non si fa fatica a immaginare il ritmo dell’azienda. Un dinamismo tangibile anche nell’ufficio legale, dove l’idea è quella di essere dei veri business partner e la sfida quella di riuscire a districarsi fra tutte le diverse giurisdizioni. Franck Vernier (nella foto), general counsel di MET International, si racconta a MAG

Prima di tutto, come opera il suo ufficio legale?

L’ufficio legale di MET International copre tutte le questioni legali, di compliance e normative legate alle attività di trading della società. Al momento si compone di tre persone, ma una crescita è in vista se si considera l’aumento delle nostre attività. Con me ci sono un consulente legale junior e un funzionario senior che si occupa di compliance. Il nostro obiettivo è quello di supportare tutte le questioni legali che emergono durante una qualsiasi fase di una transazione dell’attività di MET.

Quali sono le principali sfide che state affrontando?

La sfida principale è quella di star al passo con un’attività incredibilmente dinamica che a volte non rientra nella timeline di cui l’ufficio legale avrebbe bisogno. La sfida, quindi, è fornire un’accurata consulenza legale in un ambiente molto veloce in cui ogni punto (in qualsiasi aspetto) conta. Reattività e proattività sono i re nel nostro business come diciamo noi, siamo ‘partners in crime’ e supportiamo come partner ogni domanda e ogni problema che emerge internamente in merito alle nostre attività. Da una prospettiva più ampia, credo che il nostro lavoro sia conoscere l’attività come se facessimo parte del front office, in modo da poter prestare servizio nel miglior modo possibile. Ad esempio: introdurre nel business le prospettive legali per garantire una visione d’insieme e di successo su tutte le operazioni che l’azienda desidera intraprendere.

In altre parole, essere dei veri business partner…

Assolutamente. Dovremmo essere visti come deal maker e, fondamentalmente, dobbiamo essere orientati al business. Dobbiamo dimostrare che in azienda siamo come dei firewall: siamo guardiani della legge ma, allo stesso tempo, capaci di comprendere le intenzioni commerciali. Siamo qui per consigliare e supportare queste intenzioni, assicurandoci che tutto sia fatto secondo le regole e che i rischi legali siano ben noti. Il nostro ruolo chiave è trovare soluzioni e, quindi, offrire opzioni che funzionino per tutte le parti coinvolte.

Come è cambiato il suo lavoro con l’arrivo della pandemia?

Ad essere onesti, non credo che le cose siano cambiate molto con la pandemia. Penso che abbiamo vissuto una situazione in cui i general counsel dovevano essere molto attivi e proattivi nelle loro risposte, consigli, comprensione delle esigenze dell’azienda, dei loro stakeholder e, in ultima analisi, dei loro clienti. Ovviamente, dobbiamo saper sfruttare la nostra esperienza con perspicacia e molto rapidamente per essere in grado di affrontare le diverse situazioni e, quindi, tradurre i principi legali in fatti e realtà. Questa è stata un’esperienza positiva nel senso che ha dimostrato quanto velocemente siamo stati in grado di sconvolgere l’ordinario creando una nuova struttura legale. Ma anche perché, come ufficio legale, abbiamo organizzato, dato forma, sperimentato soluzioni sempre con lo scopo ultimo di essere immediatamente nel posto giusto al momento giusto. Con la pandemia da Covid-19 tutti i dipartimenti legali hanno dovuto affrontare più problemi contemporaneamente e quindi una mentalità organizzativa e un’analisi legale dell’impatto e del rischio sulle nostre attività sono state un must per garantire la corretta continuità: i GC hanno dovuto essere reattivi e adattarsi alla situazione nell’interesse dell’azienda di cui fanno parte.

E per quanto riguarda la cooperazione interna?

È la stessa situazione di prima della pandemia. Tuttavia, sono state stabilite nuove relazioni più strette, ad esempio con le risorse umane, per impostare le policy in modo da poter supportare i dipendenti. Esternamente, abbiamo collaborato maggiormente con il front office per assistere quelli che sono i potenziali rischi legali associati alla pandemia.

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Gennaro Di Vittorio

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