General counsel tra poteri e responsabilità
di ilaria iaquinta
Se il Covid-19 ha messo a dura prova molte professioni, ai general counsel (GC) ha dato una luce diversa. Certo, il perimetro della attività in cui sono stati coinvolti si è allargato – e conseguentemente anche la mole di lavoro sulle loro scrivanie – ma non è necessariamente un male. Seppure è stato sfidante mettersi alla prova su argomenti mai toccati precedentemente, in tempi rapidi e con le stesse risorse di sempre, la pandemia ha sottolineato ancora una volta la centralità del ruolo dei giuristi in azienda. Le questioni che richiedono una supervisione o quantomeno un parere degli avvocati in house sono numerose e rilevanti per il business. E se qualcuno ancora non lo aveva capito, il coronavirus lo ha chiarito una volta per tutte.
Ne abbiamo parlato su MAG 158 ripercorrendo con Giuseppe Marletta, managing director di ACC Europe, i punti salienti della “Chief Legal Officer (CLO) Survey 2021” realizzata dall’associazione. Lo studio infatti ha confermato, nonostante il Covid-19, i trend degli anni precedenti riguardanti la progressiva strategicità dei GC. I giuristi d’impresa occupano una posizione chiave in azienda tanto che, emerge dalla survey, una buona fetta di direzioni affari legali prevede comunque di allargare il team inglobando nuove risorse, malgrado la crisi, anche nei casi in cui prevede di esternalizzare ulteriore lavoro legale rispetto al solito.
È l’era dei general counsel, si dice nella ricerca. Le evidenze raccolte dimostrano che è vero… Visto il rinnovato potere acquisito in azienda, ai GC non resta che esercitare la propria influenza sulle questioni che più sono vicine e care alla categoria professionale. Penso alla legalità, alla sostenibilità, all’etica, al rispetto dei diritti. Non pensate? Da grandi poteri derivano grandi responsabilità…