Gender gap, donne più discriminate anche sull’aspetto fisico. La ricerca

Le discriminazioni sul luogo di lavoro riguardano almeno il 30% degli italiani. Di questi, la maggioranza sono donne: che soffrono salari più bassi dei colleghi (gender pay gap) e non si sentono accettate per il proprio aspetto fisico.

La ricerca “Workforce in Europe 2019”, promossa da Adp, società attiva nello human capital management, evidenzia, su un campione di 10.000 dipendenti in Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Regno Unito, che i paesi che registrano il maggior numero di segnalazioni riguardo a discriminazioni sul luogo di lavoro sono Spagna e Svizzera, con il 34%, seguono Italia e Francia (30%), Germania (29%), Polonia (25%), Regno Unito (23%) e Olanda, Stato più virtuoso del campione, con l’11%.

Per quanto riguarda l’Italia, con un campione di 1400 lavoratori, le discriminazioni toccano soprattutto questioni legate all’età: l’8% degli intervistati afferma di sentirsi discriminato in questo senso, in particolare l’8,4% delle donne e il 7,6% degli uomini. Percentuale che sale a 13% tra i dipendenti più giovani (tra 16 e 24 anni) e a 10,7% nella fascia tra 25 e 34 anni.

Il 7,3% dei dipendenti, in media, si sente discriminato per il genere: tra questi a soffrire il gender gap sono, come prevedibile, in maggioranza donne, il 10,4% contro il 4% degli uomini.

Terzo motivo di discriminazione l’aspetto fisico, ancora una volta subito in maggioranza dalle donne: il 7% contro il 4% degli uomini. Alla voce “orientamento sessuale” si sono dette discriminate il 6% delle lavoratrici contro il 3% dei colleghi maschi.

Per quanto riguarda la disparità salariale, in tutta Europa di attesta al 16% (nel senso che le donne vengono in media retribuite il 16% in meno dei colleghi pari grado). Ma la maggioranza dei lavoratori italiani non sembra interessata a normative di contrasto al fenomeno: solo il 30% degli italiani ha dichiarato che vorrebbe anche nel nostro Paese una legge come quella già presente in Francia e UK (paesi che hanno introdotto la segnalazione del gender pay gap). Il 52% degli intervistati non ha una posizione in merito, mentre il 17% pensa che forse potrebbe essere d’aiuto, ma non ne è sicuro. Solo 1 donna su 3 (33%) dichiara di volere una legge che consenta all’interno della propria azienda la denuncia di disparità salariale, il 48% non sa prendere posizione, un numero che fa riflettere. Il 19% delle donne è convinta che forse potrebbe essere d’aiuto, ma ne dubita.

Il 73% dei lavoratori ha però dichiarato che sarebbe propenso a cercare un altro lavoro se scoprisse che c’è un divario salariale ingiusto nella propria azienda. Numero che sale nel campione femminile: l’85% delle donne intervistate ha affermato che se scoprisse di subire questo tipo di discriminazione, cercherebbe immediatamente un altro posto di lavoro.

Delle quattro generazioni che lavorano, i risultati mostrano che i millennials si oppongono maggiormente al divario retributivo di genere: poco meno della metà (40%) dei lavoratori tra i 16 e i 34 anni ritiene che la segnalazione del divario retributivo di genere sia necessaria nella propria organizzazione, contro il 24% degli over 55.

Gennaro Di Vittorio

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