Future of work and hr tech 2020: tra smart working e data management

Lo smart working è oggi la priorità assoluta per i dipartimenti hr delle aziende, che però sono ancora indietro su quella che sarà la “next big thing” per il settore: la data science su prestazioni e potenzialità.

Il dato emerge dalla seconda edizione della survey Future of work and hr tech 2020 di Business International e Osservatorio imprese lavoro Inaz, i cui risultati sono stati presentati nel corso del Rome Business Summit, che si è tenuto nella capitale dal 26 al 28 novembre.

Il lavoro agile viene ancora indicato come prima priorità fra le iniziative da introdurre in ambito hr (64% delle risposte); immediatamente dietro, e in crescita rispetto alla passata edizione, troviamo il welfare (indicato dal 60% dei rispondenti), il performance management (60%) e il digital learning (57%). Una tale crescita è da ricollegare all’ingresso nel mondo del lavoro delle generazioni millennials e Z, notoriamente esigenti dal punto di vista della work-life balance.

Emerge però una contraddizione: se il talent management viene considerato essenziale nel mindset aziendale, solo il 7% degli intervistati afferma che vengono utilizzati in modo sistematico e strutturato i dati relativi alla performance e al potenziale dei dipendenti nel momento di decisioni importanti in ambito hr.

Lo studio, infine, ha interrogato i direttori hr sugli obiettivi della loro area per i prossimi 3 anni. Al primo posto c’è l’innovazione dei modelli di organizzazione del lavoro (64%), mentre il secondo obiettivo (60% delle risposte) è legato all’attrattività per i talenti: un’indicazione che si riflette anche nelle risposte alla domanda successiva, sulle competenze che l’area hr deve acquisire, e che vede al primo posto proprio “lavorare sull’employer branding” e “maggiore comunicazione interna ed esterna” a pari merito con il 57% delle risposte. Un’indicazione chiara, questa, di come la capacità comunicativa oggi sia fondamentale per porre l’uomo al centro di un processo evolutivo sempre più improntato verso il digitale.

 

Gennaro Di Vittorio

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