Fra iniziativa e libero arbitrio
di Ricardo Cortés-Monroy
In questo periodo sto finendo un saggio piuttosto difficile per la mia università (The Open University, Faculty of Humanities) che analizza la misura in cui Enea è padrone del proprio destino nell’Eneide. Lungi dall’essere solo un’analisi letteraria, il saggio approfondisce un argomento universalmente interessante: il libero arbitrio. Certo, qui devo limitare la discussione alla filosofia contemporanea (stoicismo, Cicerone e Seneca per i completisti tra voi, cari lettori) e a ciò che Virgilio scrive effettivamente nell’Eneide (abbastanza eclettico e ambiguo, da qui il suo fascino senza tempo). Il motivo per cui lo menziono qui è collegato a quel periodo sempre impegnativo dell’anno solare (dicembre-gennaio) in cui i GC e i leader legali devono affrontare le cosiddette “performance review”. In tutta sincerità: le detesto. Eppure, capisco che svolgono un ruolo e che per molti/la maggior parte dei dipendenti sono un must.
Quindi, al di là delle formalità inerenti al processo, quali sono le qualità da premiare maggiormente per quanto riguarda il “come”? (rispetto alla parte relativamente semplice “cosa”, sugli obiettivi già prefissati, raggiunti o meno). Ci sono molte qualità che sono importanti, e ovviamente lo sono. Tuttavia, direi, la padronanza del libero arbitrio come professionista, la capacità di distaccarsi un po’ da determinate aspettative e norme sociali e aziendali dovrebbero essere prese in considerazione attentamente.
Un approccio senechiano e stoico direbbe che conformandosi perfettamente alle aspettative aziendali diventi veramente il padrone del tuo destino. Spero non ci sia bisogno di sottolineare quanto questo sia assurdo nella vita reale. Diversamente, se adottiamo un approccio ciceroniano e distinguiamo il sottile equilibrio tra “destino” (cioè il destino aziendale su cui hai poca voce in capitolo o nulla) e “libero arbitrio” (la tua iniziativa, la capacità di improvvisare e creare, rivendicare i ciò che fai professionalmente), credo che ci stiamo avvicinando alle basi di ciò che in realtà significa “iniziativa” rispetto alle definizioni aziendali piuttosto blande che di solito si trovano nelle lunghe linee guida delle risorse umane.
Se vogliamo dirlo come si farebbe in chimica, ovviamente nessuno vuole un eccessivo “radicale libero” in una squadra. Ma come GC ho sempre preferito persone che esercitassero il loro libero arbitrio in modo ragionato, che esprimessero la loro opinione rispettando gli altri. Questo è difficile da misurare, ovviamente, ma generalmente le performance review tendono a offrire un margine di manovra maggiore nella sezione “come”. Una cosa che posso garantire, proprio sulla base della mia esperienza, dopo aver eseguito centinaia di valutazioni in oltre 20 anni, è che avere una discussione sul libero arbitrio in un ambiente professionale innescherà una discussione sostanziale (e, mi dispiace dirlo, dimostrerà la conoscenza limitata di questo aspetto). Una discussione adeguata sul libero arbitrio dovrebbe, piuttosto, condurre ai regni della padronanza delle emozioni, all’accettazione o meno del destino o all’assunzione delle proprie responsabilità. Per non parlare della leadership di persone e, in generale, della capacità di essere una mente creativa e indipendente. Tutte qualità essenziali di avvocati davvero eccezionali.
Se sei interessato a saperne di più, permettimi di suggerire due testi facilmente accessibili online (basta digitare il loro nome nel tuo motore di ricerca preferito). In primo luogo, “Begemann, E. (2016) ‘Ex Faucibus Fata – Fate and Destiny in the Ciceronian Oeuvre’, in ‘Mythos – Rivista di Storia delle Religioni’, numero 10, Palermo, Salvatore Sciascia Editore, pp. 107-124” . E in secondo luogo, “Schubert, C. (2016) ‘Remarks on the Philosophical Reflection of Fate in the Writings of Seneca’, in ‘Mythos – Rivista di Storia delle Religioni’, numero 10, Palermo, Salvatore Sciascia Editore, pp. 125- 155. ” Per l’Eneide (vi esorto a leggerlo nel caso non lo abbiate ancora fatto), la mia traduzione inglese preferita è: Virgilio, l’Eneide, tradotto e introdotto da D. West (2003) London, Penguin Books”. Arma virumque cano!