Il ruolo del legale nella sostenibilità aziendale: orizzonti e prospettive

I criteri ESG sono sempre più importanti nel panorama aziendale. Una consapevolezza che aumenta a livello globale e va di pari passo con temi attuali come il cambiamento climatico, la riduzione delle emissioni e la diversità. La correlazione fra le performance ESG e la sostenibilità finanziaria, fa si che sempre più aziende abbraccino questa rapida evoluzione, sviluppando pratiche che consentano loro di essere in prima linea e, quindi, contribuire alla soluzione di alcuni problemi del presente. In questo contesto il perimetro d’azione del legale interno si amplia. Come spiega a MAG, Federico Piccaluga, partendo dalla sua esperienza in Duferco, l’avvocato interno avrà un ruolo sempre più cruciale, soprattutto se si considerano le prospettive del settore alla luce della legislazione europea e una crescente attenzione alla responsabilità del business.

Per iniziare, di cosa si occupa nel suo gruppo in materia di sostenibilità?

Come referente della sostenibilità a livello di gruppo alcuni anni fa sono stato incaricato di avviare i passaggi necessari per pubblicare il primo Bilancio Sociale (o Report di Sostenibilità) di gruppo. La prima fase ha coinciso con un’ampia ricognizione interna che ci ha permesso di capire lo stato dell’arte, durante la quale ho svolto, insieme al mio team, un ruolo di coordinamento e supporto nell’identificazione dei temi più rilevanti in relazione al nostro business. Da un paio d’anni, poi,  abbiamo inoltre deciso di fare un salto di qualità nella redazione di questo report, iniziando ad utilizzare il più diffuso standard globale, il GRI Standard. Lo standard permette la comparabilità di questa tipologia di documenti e adottandolo ci siamo allineati alle migliori best practices internazionali.

E come è possibile, secondo lei, far incontrare la Corporate Social Responsibility con i criteri ESG?

Diciamo che i criteri ESG sono il quadro teorico all’interno del quale tutti quanti si muovono e a cui fanno riferimento. Ogni azienda, poi, deve essere capace di integrare la CSR all’interno del proprio business nel modo migliore.  Ovviamente in una realtà come quella in cui lavoro, un gruppo altamente diversificato, parte della complessità risiede nel coniugare esigenze diverse, con società in cui, per esempio, l’impatto dal punto di vista environment è molto maggiore rispetto ad altre e con esso la sensibilità sul tema.

In questo contesto, il legale può avere un ruolo di coordinamento e dare una visione olistica?

Sì, lo credo fermamente. Il legale è ben posizionato per conoscere e comprendere la cultura aziendale e le varie dinamiche interne dell’azienda ed è la figura di riferimento quando si parla di compliance, inclusa ovviamente quella degli aspetti ESG. In un contesto storico di significativa regolamentazione riguardante questi temi, il legale è il meglio equipaggiato per identificarne i rischi connessi, ma ripeto, la compliance è solo uno tra gli aspetti e la sostenibilità deve andare ben oltre il rispetto delle leggi vigenti.

Quanto può incidere la figura del general counsel in una programmazione nel medio-lungo termine?

Può sicuramente essere utile nell’indicare le aree di miglioramento e nel presentare i rischi di medio-lungo termine legati a nuove normative per gli aspetti ambientali e di governance ad esempio. Inoltre, il Gc che si occupa di sostenibilità ha la possibilità di dialogare con diverse funzioni aziendali e cercare di trasmettere questi temi facendoli diventare parte della cultura dell’azienda, con una prospettiva chiaramente di medio-lungo termine.

Parlando di strumenti legali in questo ambito può raccontarci cos’è il PPA?

Il Power Purchase Agreement (PPA) può essere uno straordinario strumento a disposizione delle aziende per l’implementazione delle proprie strategie di sostenibilità e per realizzare gli obiettivi di transizione energetica. In sintesi, si tratta di un accordo per la fornitura di energia generata da fonte rinnovabile per un periodo medio-lungo ad un prezzo stabilito. Fra le parti, c’è il proprietario dell’impianto rinnovabile, il trader e l’utilizzatore finale.

Com’è nato?

Questo strumento nasce a seguito della riduzione degli incentivi pubblici per la costruzione di impianti per la generazione di energia rinnovabile e risponde all’esigenza di aumentare la capacità di generazione, garantendo però la bancabilità e il finanziamento dei progetti, grazie proprio alla natura pluriennale degli accordi.

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Gennaro Di Vittorio

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