EY: ecco come sarà il futuro della mobilità
Gli ultimi 12 mesi hanno messo a dura prova la resilienza e le capacità di adattamento dell’ecosistema mobilità. In particolare, il lavoro da remoto ha ridotto i viaggi per ragioni lavorative del 61% su scala globale. Una riduzione rispettivamente del 51 e del 40% per quelli effettuati per ragioni di piacere e familiari. Questo è quanto emerge dalla terza edizione del white book di EY sulla mobilità che propone un’analisi granulare dei trend più attuali nell’ecosistema.
Lo studio EY
Secondo l’indagine realizzata da EY su un campione di oltre 3.300 consumatori intervistati in nove paesi, tra coloro che non possiedono attualmente un’automobile i più propensi ad acquistare veicoli ibridi (25%) sono i millennials (fascia di età tra i 24 ed i 39 anni) mentre i più giovani della Gen Z (fascia di età tra i 16 e i 23 anni) sarebbero più propensi (7%) all’acquisto di veicoli elettrici. Tra gli automuniti, l’ibrido risulta essere per la Gen X (fascia di età tra i 40 e i 55 anni) la tipologia di acquisto prescelta (28%) mentre i millennials risultano essere più inclini (11%) ad acquistare un veicolo elettrico.
In Italia, in uno scenario di post-pandemia, il mezzo privato rimarrà quello più utilizzato per lavoro (60%), piacere (62%) e motivi familiari (66%) con una riduzione (-6%) nell’uso dei trasporti pubblici per tutte le categorie. Nel mercato italiano, poi, in chi non possiede un’automobile si registra un incremento di interesse per le soluzioni a motorizzazione ibrida, plug-in ed elettrica. Tutti gli intervistati sono concordi all’idea che il principio fondamentale per il futuro riguarda una maggiore priorità per l’ambiente e la sicurezza.
Al centro dello studio, oltre all’impatto del Covid-19 sul mercato della mobility e sui comportamenti ci sono i trend di continua convergenza tra settori, la velocità della transizione alla mobilità green, la gestione dei dati e le nuove modalità di pagamento connesse a una facilitazione dei nuovi modelli di mobilità e il ruolo del pubblico nello sviluppo della mobilità sostenibile. Ma l’impatto della pandemia non va trascurato: il coronavirus ha infatti modificato le abitudini della popolazione che, se prima della pandemia utilizzava con maggior frequenza i mezzi pubblici, ora li evita per timore del contagio (- 6%) a favore del mezzo privato e della micromobilità.
Se prima della pandemia il 30 % della popolazione utilizzava i mezzi pubblici per lavoro, ora lo fa solo il 24%, mentre se l’auto era usata dal 51%, ora lo fa il 60%. L’auto privata resta una difesa dal Covid-19 e per questo suscita più interesse da parte dei consumatori che però si orientano su un sistema comunque flessibile. Infatti, dagli elementi trattati nel white book, emerge la necessità di un più puntuale e frequente allineamento tra diversi attori, suggerendo confronti e discussioni interne ed esterne alla propria organizzazione d’appartenenza.