Ecco cosa diventerà l’avvocatura tra cinque anni

di Laura Morelli

Sono aziende sane, italiane, di medio-grande dimensione e con un fatturato anche superiore ai 50 milioni di euro. Sono società leader in nicchie di mercato e rappresentano un ricco bacino di potenziali clienti per gli studi legali, ma pur essendo tante e interessanti da un punto di vista finanziario, il loro mondo è ancora molto lontano da quello della consulenza legale. Almeno il 44% di loro, infatti, non si rivolge a un avvocato per alcun tipo di attività. Detto altrimenti, non si avvale né di legali “d’affari”, né di giuristi d’impresa. A rilevarlo è la ricerca, condotta da Eumetra in collaborazione con lo studio legale Eversheds Bianchini e l’Associazione Italiana Giuristi di Impresa (Aigi), dal titolo “La percezione del giurista d’impresa e dell’avvocato d’affari presso grandi aziende e Pmi” condotta su oltre 100 aziende italiane con fatturati da 5 milioni di euro in su. Fra le imprese più grandi, quelle con un giro d’affari superiore a 50 milioni di euro, circa una su due (il 48%) si rivolge abitualmente a uno o più avvocati d’affari, il 24% è dotata di almeno un giurista d’impresa e poco più di un’azienda su sei (il 16%) si avvale di entrambe le figure professionali. Nelle piccole e medie imprese (dai 5 ai 50 milioni di euro di fatturato), la figura dell’avvocato d’affari è nota in via generica all’82% degli intervistati ma di fatto essa è conosciuta realmente solo dal 27% delle imprese. Il 55%, infatti, dichiara di averne solo “sentito parlare”. Ancor meno noto è il giurista d’impresa. Il 73% conosce questa figura professionale in via generica e il 53% ne ha solo sentito parlare mentre solo due aziende su dieci (il 22%) la conoscono realmente. I dati, sostiene Annachiara Annino, partner di Eumetra, «dimostrano come i professionisti del settore legale abbiano ancora molto lavoro di comunicazione da fare nei confronti degli imprenditori». Ma anche come dovrebbero essere gli stessi avvocati i primi a guardare a queste grandi e piccole aziende senza pregiudizi e valutarne le potenzialità in quanto potenziali clienti. In particolare, sono proprio le piccole e medie imprese quelle che meglio hanno resistito alla crisi (si veda il Mag numero 27) e che più avrebbero bisogno di un “cicerone del diritto”. ?Lo conferma il dato Eumetra: quasi un terzo del campione (il 27%), alla domanda “A chi si rivolgerebbe in caso di necessità di un parere legale?” dichiara che non saprebbe infatti a quale legale affidarsi pur avendone bisogno. Poco più della metà, il 53%, ha risposto che andrebbe da un avvocato d’affari e solo il 20% si affiderebbe al giurista d’impresa. «Questo vuol dire che il manager italiano ha ancora una matrice fortemente tecnica e vede il ruolo del legale o in maniera poco chiara o legato a una situazione patologica», spiega Annino. Ma cosa chiedono realmente le aziende ai loro avvocati? Quali sono le competenze e le mansioni sulle quali i legali devono puntare se vogliono andare incontro alle esigenze degli imprenditori?

UNA GUIDA AL MERCATO ESTERO

L’avvocato d’affari è colui che ha il compito di presiedere gli interessi generali dell’azienda, sia nell’operatività quotidiana ma anche e soprattutto in quella straordinaria. Lo pensa il 42% delle grandi aziende, laddove il 33% degli intervistati, sia fra le grandi che fra le piccole e medie imprese, evidenzia in maniera particolare il compito, per questa figura professionale, di negoziare e gestire operazioni straordinarie, soprattutto a livello internazionale. Contemporaneamente, il 25% delle grandi aziende e il 20% delle pmi ritiene che questa tipologia di professionisti debba anche assicurare all’impresa più diritti e vantaggi competitivi nel pieno rispetto della legalità e della correttezza. Ne consegue che l’avvocato d’affari per eccellenza, secondo le grandi aziende, conosce in maniera specifica i mercati esteri (34%) ed è in grado di operare nell’ambito della negoziazione e gestione di operazioni internazionali (per il 64%). Il costo delle parcelle, per la maggior parte delle grandi aziende intervistate, non sembra essere un problema. Solo nel 28% dei casi, infatti, l’attenzione ai costi legali viene segnalata come una delle più importanti competenze richieste all’avvocato d’affari, così come la conoscenza del mercato di riferimento (nel 26% dei casi). «Le competenze manageriali e le cosiddette soft skills – continua Annino – sono invece le ultime in graduatoria». Per le piccole e medie imprese, gli avvocati d’affari devono saper predisporre i contratti (47%) e gestire le operazioni straordinarie (43%), soprattutto quelle cross border. «Le pmi avvertono in modo particolare l’esigenza di darsi una dimensione sovranazionale, e quindi di esportare. Di conseguenza, l’avvocato d’affari diventa per loro un partner straordinario quando si tratta di negoziare operazioni con controparti estere», sottolinea Annino. Quasi del tutto irrilevante (2% fra le pmi) è la conoscenza delle policy interne e dei codici etici.

MENO GIURISTI, PIÙ MANAGER

Se, dunque, le aziende ricorrono al legale esterno per le attività straordinarie, a gestire il lavoro quotidiano è in prevalenza il giurista d’impresa. «A questa figura spetta soprattutto, secondo il 58% delle grandi aziende e per il 27% delle pmi, il compito di prevenire i rischi e le sanzioni amministrative e penali», commenta Annino. Ma il giurista «deve anche formulare pareri legali per le cause interne con i dipendenti e per le controversie contrattuali nonché contribuire, con le altre funzioni aziendali, alla creazione dei processi decisionali e gestionali dell’impresa», soprattutto per le grandi aziende (50%) rispetto alle pmi (22%). ?Inoltre, il 22% dei piccoli imprenditori segnala la capacità di verificare la conformità delle scelte di pianificazione aziendale con ogni aspetto legale. «Queste risposte rivelano che, di fatto, il giurista d’impresa ha una funzione di supporto all’amministratore delegato, sia a livello tecnico che manageriale, ed è una figura strettamente correlata al board», osserva la partner di Eumetra. In generale, il legale in house non è considerato l’interlocutore adatto per negoziare e gestire operazioni straordinarie, anche a livello internazionale. A segnalarlo per questa tipologia di attività è solo il 25% delle grandi aziende (una su quattro) e solo l’8% delle pmi. Egli invece, secondo oltre la metà delle grandi aziende (56%) e delle pmi (61%), deve innanzitutto essere capace di stipulare i contratti e, successivamente, di gestire i consulenti esterni e i loro costi. ?Fondamentali anche le competenze in campo economico e la conoscenza dell’impresa (33% grandi aziende, 30% pmi ) nonché le capacità manageriali, soprattutto per le aziende di più piccole dimensioni (43%) rispetto a quelle più grandi (30%).

COSA ACCADRÀ NEL 2020…

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Gennaro Di Vittorio

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