Diversity and Inclusion: una leva di crescita per le aziende
La diversity è una risorsa preziosa e irrinunciabile che genera valore a livello sociale e aziendale e può portare a un aumento dei ricavi fino al +16,7% per i player percepiti da consumatrici e consumatori come maggiormente inclusive.
Il dato emerge della ricerca Diversity Brand Index, realizzata da un team di ricerca e da un comitato scientifico, presieduto da Sandro Castaldo, professore di marketing presso l’Università Bocconi di Milano. Lo studio è stato presentato in occasione del Diversity Brand Summit, ideato da Diversity, associazione no profit, e Focus Management, società di consulenza strategica esperta sui temi del trust e del brand.
L’indagine è stata condotta in due fasi, una prima fase via web intervistando attraverso il metodo Cawi un campione di 1068 rispondenti, e una seconda con la valutazione da parte del comitato scientifico dei progetti e delle inizative implementate dalle aziende.
Dai dati raccolti è emerso che l’80% della popolazione italiana preferisce i brand attenti alla diversità in senso ampio, in termini di orientamento sessuale, religione, etnia, età, genere, disabilità e status socio-economico. Solo un italiano/a su cinque sembra essere insensibile ai messaggi di inclusione. La propensione del consumatore a consigliare un brand aumenta per le aziende sensibili a questi temi e il passaparola (net promoter score) arriva sino al 70,8% contrapponendosi al -43% dei brand non inclusivi.
Secondo la ricerca sono 45 i brand percepiti come più inclusivi dal mercato finale. Il 24% di essi fa parte del settore del largo consumo (Akuel, Barilla, Coca-Cola, Dash, Dove, Durex, Herbalife, Lierac, Nutella, P&G, Ringo Pavesi). Il 20% opera invece nel settore retail dove compaiono Amazon, Coop, Ebay, H&M, Ikea, Lidl, Piazza Italia, Oviesse, United Colors of Benetton. Un altro 20% brand nel comparto apparel & luxury good (Adidas, Calvin Klein, Desigual, Diesel, Dolce&Gabbana, Liu Jo, Nike, Tod’s, Versace). A seguire, poi, il 7% è costituito da aziende consumer service come Airbnb, American Express e Poste Italiane e di information technology come Facebook, Google, Microsoft. Il 5% è rappresentato da aziende come Apple e Samsung e Media Rai e Sky. Infine, il 4% ritiene inclusive aziende del settore Telco (Vodafone e TIM) e utilities (Eni, Enel).