Disabili: se il Jobs act diventa una barriera occupazionale
La loro è una protesta che fa poco rumore e che non arriva (quasi mai) sulle pagine dei grandi quotidiani. È questo il caso della battaglia che alcune associazioni del mondo della disabilità hanno intrapreso contro il Jobs act. Il decreto legge che riforma il diritto del lavoro contiene infatti una norma che riguarda le persone disabili. Si tratta di una modifica alla legge 68/99, quella che stabilisce le soglie di assunzione obbligatoria di lavoratori disabili da parte delle aziende, in base alle loro dimensioni.
La modifica – contro la quale alcune associazioni hanno presentato un ricorso alla Commissione europea – riguarda il metodo di assunzione del lavoratore disabile. Con il Jobs act viene infatti introdotta l’assunzione a chiamata nominativa. Un metodo che permette al datore di lavoro di scegliere il disabile da assumere e che si sostituisce alla cosiddetta “chiamata numerica”. Un sistema gestito dai centri provinciali per l’impiego che assegnavano i lavoratori alle varie aziende valutando la compatibilità di quella persona con le mansioni aziendali richieste.
Secondo i critici questa novità causerà ai disabili un sacco di guai, restringendo ancora di più la possibilità di trovare un lavoro. Il loro timore riguarda la possibilità data al datore di lavoro di scegliere il disabile che preferisce. Una libertà che, secondo loro, porterà le aziende a preferire le persone con disabilità meno gravi, compromettendo così le opportunità di inserimento lavoratori delle persone con deficit maggiori.
Che questi timori siano fondati o meno, rimane il fatto che di 750 mila persone disabili iscritte alle liste di collocamento obbligatorie (ultimi dati Cigl), meno di un disabile su due risulta al momento occupato. Un dato su cui ha sicuramente agito la crisi economica – visto che le aziende in crisi accertata possono sospendere l’obbligo di assunzione riservata (quella cioè rivolta alle persone disabili) – ma non solo. Ancora oggi, affermano le associazioni del mondo della disabilità, molte imprese preferiscono pagare sanzioni, invece che prendere un lavoratore con disabilità.