Il ruolo strategico del direttore hr tra smartworking e formazione
Rivalutata la centralità dei responsabili delle risorse umane. In calo engagement e senso di appartenenza dei lavoratori.
Le direzioni hr hanno giocato un ruolo chiave durante la pandemia. Hanno lavorato sulla comunicazione e il coinvolgimento del personale e su nuove attività di formazione e di coaching a sostegno del lavoro da remoto. Il 73% dei responsabili hr ritiene che il proprio ruolo sia diventato più strategico e il 91% si sente pronto ad affrontare i cambiamenti imposti dalla digitalizzazione e dalla diffusione dello smart working.
Questi, in sintesi, è ciò che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano, anticipata su Il Sole 24Ore.
Il 2020 è stato l’anno del boom del lavoro da casa, ma risultano ancora poche le realtà che hanno introdotto modelli organizzativi agili, appena il 17% (in linea con lo scorso anno). Secondo il 45% degli hr intervistati, il consolidamento e il potenziamento dello smart working sarà la principale sfida in ambito risorse umane del 2021, seguita dalla riqualificazione della forza lavoro (42%) e dallo sviluppo di cultura e competenze digitali (38%).
A oltre un anno dall’inizio della pandemia, però, nelle organizzazioni si vedono segnali che chiedono di andare oltre la semplice “gestione del personale”, adottando invece un modello di cura del lavoratore personalizzato.
Secondo i dati dell’osservatorio il protrarsi della pandemia e del lavoro da remoto forzato ha avuto un forte impatto sul benessere psico-fisico e sull’organizzazione nel complesso. Un quarto dei lavoratori parla di un forte calo del senso di appartenenza per l’azienda, il 23% segnala una riduzione delle relazioni interpersonali in ambito lavorativo soprattutto con altri team di lavoro. Diminuisce, invece, la percentuale di persone che si sentono “ingaggiate” che scende al 64%, 16 punti in meno del 2019, o “pienamente ingaggiate” che scende al 20%, ossia 23 punti in meno dell’anno prima.
“Per stimolare l’engagement dei lavoratori e migliorare il loro benessere è necessario ridisegnarne l’esperienza aziendale, facendo leva sulle tecnologie ma anche sulle competenze e l’attitudine all’autonomia e al lavoro – afferma Martina Mauri, co-direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice -. Dalla ricerca emergono tre elementi fondamentali per una efficace strategia di “Connected People Care ”: coinvolgimento e responsabilizzazione delle persone, una maggiore diffusione di strumenti digitali e un ampio utilizzo dei dati raccolti attraverso le nuove tecnologie”.
In primo luogo, è necessario rivedere i processi HR per coinvolgere maggiormente le persone nelle decisioni aziendali e stimolarne l’autonomia, lavorando ad esempio sulla comunicazione trasparente delle informazioni relative a retribuzioni, obiettivi raggiunti e coinvolgimento nella definizione dei propri obiettivi individuali.
Per rispondere a queste sfide le imprese hanno, inoltre, accelerato gli investimenti in progetti e iniziative digitali, concentrati soprattutto in attività di comunicazione e gestione del clima aziendale e in formazione. Ben il 60% del campione prevede un aumento del budget dedicato nel corso del 2021, con il trend medio di investimento più alto degli ultimi anni (+7,5%).
L’employer branding e l’engagement dei nuovi assunti diventano temi strategici. Nell’ultimo anno le imprese hanno, inoltre, compreso l’importanza della comunicazione verso l’esterno cercando di coinvolgere i potenziali candidati attraverso i contenuti e lo storytelling.