Deloitte: CFO Survey, da giugno a ottobre 2020 conclusi deal per un valore record di 1,4 trilioni di dollari
Dopo un brusco rallentamento nella prima metà del 2020, le operazioni di fusione e acquisizione a livello globale hanno registrato un rilancio da record. Da giugno a ottobre 2020, le aziende hanno concluso deal per un valore complessivo di 1.400 miliardi di dollari, segnando una crescita del +84% rispetto ai primi cinque mesi dell’anno, e portando a un valore totale di 2.200 miliardi di dollari di contratti siglati nei primi 10 mesi dell’anno.
È quanto emerge dalla Deloitte European CFO Survey “M&A emerges from quarantine – M&A strategies to thrive in the post-pandemic environment” condotta su oltre 1.500 CFO in 17 Paesi per rilevare obiettivi di M&A, priorità strategiche, rischi e sfide per i prossimi mesi.
«Poiché i modelli di business delle aziende possono cambiare, in particolar modo in quest’epoca di profondi mutamenti, i CFO devono valutare i potenziali accordi non solo in termini di convenienza della valutazione attuale o del prezzo, ma anche in base al loro valore strategico – commenta in una nota Riccardo Raffo (nella foto), CFO Program Leader di Deloitte Italia – Le aziende si trovano ad affrontare il difficile compito di realizzare sinergie in condizioni estremamente impegnative come quelle attuali. Per questo è importante rivedere i processi di integrazione standard ed esser certi di includere strumenti virtuali, digitali e analitici nel processo di creazione di valore post-deal».
Circa il 62% dei CFO italiani ha espresso elevati livelli di fiducia nella solidità dei bilanci e delle risorse delle proprie aziende. Particolarmente positivi e fiduciosi i CFO del settore automobilistico, dei servizi finanziari e dei servizi professionali.
Tuttavia, in assenza di segnali di un’imminente inversione dell’attuale politica monetaria estremamente accomodante, solo il 47% dei CFO italiani dichiara di essere fiducioso sulla disponibilità di credito.
Circa il 76% dei CFO italiani è anche fiducioso circa l’opportunità di crescita del proprio settore, in particolare per chi opera nei servizi finanziari, nel life sciences, nei media e nelle telecomunicazioni (TMT). Anche il prezzo delle aziende target non è visto come un ostacolo: circa il 73% dei CFO italiani ritiene che vi siano condizioni di prezzo favorevoli per le acquisizioni. Inoltre, circa il 64% dei CFO italiani ha dichiarato di avere fiducia nelle capacità di integrazione e attuazione degli accordi della propria azienda.
Tra gli aspetti critici vengono invece evidenziati la situazione economica generale e gli ostacoli normativi. Circa il 35% dei CFO italiani non pensa che vi sarà una significativa ripresa economica entro i prossimi 12 mesi e quasi la metà degli intervistati (51%) guarda con timore i molteplici ostacoli politici, burocratici e normativi da affrontare per completare le transazioni di fusione e acquisizione.
È stato chiesto ai CFO di assegnare il grado di priorità agli obiettivi di M&A a breve (<6 mesi) e medio termine (6-12 mesi) ed è emerso che i CFO utilizzano una combinazione di strategie difensive e offensive per salvaguardare la propria posizione nel mercato, accelerare la ripresa e posizionarsi per raggiungere la leadership. A conti fatti, il 59% degli intervistati nel nostro Paese ha selezionato strategie relative a M&A offensive, mentre il 41% ha scelto strategie difensive. Le aziende italiane inoltre perseguono sempre più attività non tradizionali di fusione e acquisizione, come joint venture, alleanze, fusioni e acquisizioni disruptive e investimenti di venture capital in asset sostenibili (59%), acquisizioni per accelerare la trasformazione digitale dell’azienda (67%) oltre ad attività di ristrutturazione del portafoglio che portano a disinvestimenti (62%) insieme ad operazioni di fusione e acquisizione più tradizionali, come il consolidamento nel proprio settore di attività (75%).