Deloitte: ecco come cambierà il mondo del lavoro europeo dopo la pandemia

Il mondo del lavoro aveva iniziato a mutare ben prima della pandemia da Covid-19. Già da tempo infatti alcuni trend di lungo periodo, quali l’uso di nuove tecnologie digitali, l’evoluzione demografica e le crescenti preoccupazioni di stampo sociale per le disuguaglianze e la sostenibilità del pianeta, spesso accompagnate dall’introduzione di nuove leggi e regolamenti, stavano già cambiando il modo di lavorare, i lavoratori e il luogo di lavoro stesso. Questo è quanto emerge dallo studio The voice of the European workforce 2020 di Deloitte, che ha raccolto le opinioni di oltre 10.000 lavoratori in sette paesi europei.

La situazione italiana

La ricerca ha presentato un quadro chiaro ed aggiornato del sentiment dei lavoratori alla luce dei recenti cambiamenti nella vita lavorativa. Gli eventi del 2020 hanno di fatto accelerato e amplificato i mutamenti già in atto. Ad esempio, prima del lockdown, solo per il 37% degli europei e per il 33% degli italiani era possibile lavorare in maniera smart, mentre per il 41% (sia in Europa che in Italia) il proprio lavoro non poteva essere svolto in alcun modo da remoto.

Per gli italiani i principali cambiamenti portati dalla pandemia nel proprio lavoro sono stati l’incremento di autonomia (43%) e una maggiore flessibilità della giornata lavorativa (45%). La fiducia data dai colleghi (35%) e dalla leadership (33%) è stato l’elemento chiave per superare le difficoltà del “remote working” durante il lockdown per gli italiani. Inoltre, due dipendenti su tre, sia in Europa che In Italia, si aspettano di lavorare da remoto più spesso del solito nella nuova normalità.

Tempo e fiducia

In generale, considerato il periodo molto delicato in cui questi cambiamenti sono avvenuti, per gli italiani non è stato particolarmente difficile adattarsi alle novità. Nello specifico, l’85% dei nostri connazionali dichiara che ha trovato facile o molto facile adattarsi al lavoro da remoto (rispetto all’82% di media europea), mentre l’incremento di autonomia non è stato un problema per l’89% (rispetto all’86% di media europea).  Prima della pandemia, nessuno avrebbe scommesso che cambiamenti così profondi e improvvisi nella vita lavorativa quotidiana delle persone avrebbero potuto essere effettuati con così tanto successo su larga scala e, soprattutto, che i lavoratori avrebbero trovato così facile adattarsi.

Gli elementi chiave che hanno giocato un ruolo decisivo nel facilitare questa transizione per gli italiani sono stati il tempo (39%) – col passare dei giorni è diventato sempre più facile adattarsi ad una nuova modalità lavorativa; la possibilità di poter contare su un solido network di colleghi e relazioni personali (39%); la fiducia data dai colleghi (35%) e dalla leadership (33%). La fiducia in particolare è infatti fondamentale per il sano funzionamento della società e delle relazioni, ma diventa ancora di più un key no failure factor in tempi di grande incertezza come quello attuale.

Aumentare la resilienza

L’ambiente di lavoro post-Covid-19 richiederà nuove competenze da parte della forza lavoro e i lavoratori sembrano esserne consapevoli. In particolare, il 66% degli intervistati italiani (60% in Europa) indica la capacità di adattarsi come una delle prime tre capacità che saranno più rilevanti nel mondo post-Covid-19. Un altro elemento che secondo gli italiani diventerà sempre più rilevante nel new normal sarà la capacità di lavorare in team (41% vs 43% in Europa), seguito dall’abilità di sviluppare un pensiero creativo e fuori dagli schemi del lavoro tradizionale (41% rispetto al 25% in Europa). Infine, con l’aumento della flessibilità e dell’autonomia, è inevitabile che un efficace time management sarà sempre più importante (37% rispetto al 41% in Europa).

Gennaro Di Vittorio

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