Il decreto della discordia

Prendete una legge sul cinema e l’audiovisivo, il decreto Franceschini, e provate a mettere intorno a un tavolo il legale di un’emittente (Marcello Dolores, vicepresidente affari legali e regolamentari di Discovery Networks) e quello di un produttore cinematografico (Letizia Ilaria Nuvoli, head of legal department di Indiana Production).

Vi renderete immediatamente conto che alla fine della chiacchierata sarà impossibile metterli d’accordo. Almeno non su tutto. La legge, approvata a novembre 2016 e in vigore da gennaio 2017, è e rimane per le due parti un pomo della discordia. Soprattutto a sei mesi dall’entrata in vigore di tutti gli obblighi della stessa. Per il 2018, infatti, è stata prevista una moratoria così da consentire ai fornitori di servizi media un adeguamento progressivo alla nuova disciplina.

Oltre a introdurre misure importanti (istituzione del fondo cinema e audiovisivo, potenziamento del tax credit, incentivi per investimento in sale cinematografiche), il decreto Franceschini prevede procedure più stringenti per la programmazione del cinema in tv e per gli investimenti nelle televisioni.

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L’INTERVISTA DOPPIA

 

Gennaro Di Vittorio

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