Dai GC una lettera aperta agli studi legali: siate più “diversi”
Che le politiche di diversity & inclusion facessero bene all’azienda e agli studi legali lo sapevamo già. E infatti ne abbiamo parlato più volte sulla scia della pubblicazione di numerose ricerche che hanno dimostrato quanti e quali benefici la diversità porti alle strutture. Ma che ignorare le differenze e continuare a spianare la strada verso i vertici solo agli uomini (bianchi) potesse rappresentare per una law firm un limite all’assegnazione di un mandato da parte di centinaia di clienti e pesare quindi inesorabilmente sui ricavi non era ancora stato messo nero su bianco. Fino a fine gennaio 2019.
Nell’ultima settimana del mese scorso, oltre 170 general counsel e direttori affari legali appartenenti ad aziende di diverse dimensioni (tra cui Google Fiber, Heineken Usa e S&P Global Ratings) e operanti nei settori industriali più disparati (dalla tecnologia, al retail, ai media e ai servizi finanziari) hanno firmato e distribuito ai propri consulenti una lettera aperta, rivolta appunto ai più grandi studi legali, lamentando che le ultime promozioni alla partnership, quelle avvenute nel corso del 2018 per intenderci, interessano principalmente ancora “troppi uomini, generalmente bianchi”.
Nonostante siano numerose le aziende che, già da tempo, non fanno mistero dell’attenzione che prestano ai valori di una firm, prima di assegnarle un mandato, sono ancora pochi i passi fatti in avanti fatti dagli studi legali verso una maggiore inclusività a tutti i livelli di seniority, ha spiegato alla stampa estera Michelle Fang, redattrice e prima firmataria della lettera, oltre che chief law officer della società di car sharing Turo. È questo il motivo che ha spinto i giuristi d’impresa a fare sistema per promuovere in prima persona l’esigenza di una maggiore sensibilità ai temi della diversity & inclusion all’interno delle più grandi insegne al mondo.
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