Cucchiarato, dalla libera professione all’azienda

di ilaria iaquinta

Dallo studio all’azienda, è un trend consolidato per i giuristi che dopo qualche anno di esperienza nella libera professione scelgono di passare in house. Ma lo è un po’ meno per chi ha già una seniority importante, come la partnership in uno studio d’affari, e sembra avere un futuro ormai scritto. Eppure, chi sceglie di rimettersi in gioco e sparigliare le carte c’è. È il caso di Giovanni Cucchiarato, partner di DWF. L’avvocato specializzato in operazioni di m&a ha lasciato la sede milanese dello studio – dove era entrato a giugno 2018 a rafforzare il dipartimento di corporate/m&a e puntando a costituire una practice specifica in ambito FinTech – per salire a dicembre al timone della direzione legale globale di Dedalus, uno dei principali player internazionali nel settore del software ospedaliero e diagnostico partecipato dal fondo di private equity Ardian.

MAG lo ha incontrato per parlare con lui del suo passaggio e delle nuove sfide che lo attendono nel ruolo di group general counsel.

Passa dalla libera professione al timone di una direzione legale in house. È un cambio di mestiere…  

Sì. L’avvocato d’affari cerca di dare risposte e soluzioni alle esigenze del cliente, il general counsel ha un ruolo più manageriale, di supporto nella gestione della società. Non è stata una scelta facile, ci ho pensato molto, perché da un certo punto di vista ho dovuto rinunciare a quello che avevo costruito: i clienti, il fatturato… Ho sposato il progetto DWF pochi mesi dopo la fondazione della branch italiana, quindi mi consideravo quasi un socio fondatore e avevo un rapporto strettissimo con gli altri partner. Alla fine, ho scelto di salire su questo treno perché un’azienda come Dedalus, con le sue caratteristiche e le sue potenzialità future, è un caso unico. La digitalizzazione in generale era già una priorità, in questo momento storico lo è diventata ancora di più in tutti i settori, ma a maggior ragione in quello della sanità. Basti pensare al fatto che tutti i governi del mondo hanno in previsione investimenti molto rilevanti nel comparto.

Servono competenze diverse per lavorare in house o in uno studio? 

Alla base di entrambi i mestieri c’è l’esigenza di possedere una solida preparazione giuridica. Quello che cambia è come si usano le competenze, in base alle specialità e alle attività della società o dello studio per cui si lavora. Ad esempio, in un’azienda come Dedalus, attiva nel settore del software e del digitale, servono competenze in materia di IT law, soprattutto a livello regionale nell’attività di supporto del core business, e magari ne servono meno su altri tipi di settori, e ferme comunque restando le competenze imprescindibili in materia di diritto societario e nelle operazioni straordinarie, soprattutto in realtà dinamiche come Dedalus.

Esterni e interni hanno uno scopo univoco, quello di assistere il cliente nel modo a lui più vantaggioso, anche se hanno ruoli diversi. Sarebbe utile un maggiore e più costante “travaso” di professionalità da una parte all’altra? 

Sì, perché questo permette di capire quali sono le sensibilità sia in azienda che nelle law firm. Ai colleghi più junior in studio ho sempre consigliato di fare dei secondment per conoscere meglio la realtà del cliente e beneficiare dei vantaggi che ne derivano. È vero che l’avvocato d’affari e il general counsel hanno due ruoli diversi, ma è anche vero che le loro professioni si incrociano. Entrambe le figure devono assumere lo stesso punto di vista: il problem solving. Non si può dire “questo non si può fare punto e basta”, ma trovare una soluzione per il cliente (o l’azienda per cui si lavora), poiché la scelta di prendere o meno un eventuale rischio rimane comunque in capo al management.

Dedalus ha un’intensa attività di m&a e le acquisizioni richiedono una expertise particolare…la integrerà al team legale in house oppure si affiderà a dei consulenti esterni? 

Per quanto riguarda l’attività a livello corporate avrò una persona che mi aiuterà nelle operazioni di m&a e pertanto ci stiamo strutturando in vista di questo tipo di attività, ma in linea di massima per le grandi operazioni continueremo ad affidarci anche al supporto dei consulenti esterni, che è sempre indispensabile.

Come riorganizzerà il team legale interno alla luce dell’internazionalizzazione della società? 

Valutando di volta in volta le nostre esigenze. Al momento stiamo strutturando la region italiana, con l’arrivo di Adriano Peloso come general counsel per l’Italia. Ad oggi, a livello globale, il team è composto da una decina di risorse (incluse alcune funzioni che ci danno supporto ma che non fanno parte del team legal in senso stretto), suddivise tra la holding, l’Italia, la Germania e la Francia. Queste ultime due regioni sono state integrate dopo l’acquisizione a luglio scorso del ramo healthcare IT di AGFA, che tra l’altro ha fatto sì che il nostro mercato principale sia diventato il DACH (Germania, Austria e Svizzera), ambito regionale in cui ho una importante expertise, vista anche la mia conoscenza della lingua tedesca. L’acquisizione del ramo healthcare provider software della multinazionale americana DXC, che si dovrebbe chiudere entro il primo trimestre del 2021, aprirà per noi nuovi mercati: valuteremo in quali nominare un general counsel e in quali affidarci esclusivamente agli studi esterni.

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Gennaro Di Vittorio

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