Comunicare la diversity: pochi promossi tra gli studi legali italiani

Che la diversity non sia un tema in cima alle priorita? della maggior parte degli studi legali italiani, lo dicono i numeri sulla presenza di partner donne (vedi articolo su MAG). Ma un indizio si trova anche nei siti web delle law firm. In quasi tutti i portali degli studi legali – compresi quelli che invece (per fortuna) di socie ne hanno parecchie ?– manca una sezione dedicata alla diversity. Si tratta di una mancanza che non si riscontra, invece, nei siti web della maggior parte degli studi stranieri che, gia? da parecchi anni, (al di la? – va detto – dell’effettiva applicazione di queste policy) hanno compreso il valore di comunicare ai propri clienti e anche ai futuri associati la loro attenzione verso questo tema.

Analizzando invece i portali di 40 tra i piu? importanti studi italiani, si nota come solo una minoranza abbia deciso di dedicare qualche riga al fatto che la diversity rappresenti per loro un valore fondante, tanto quanto l’attenzione al cliente o la trasparenza. Tra i “virtuosi” ci sono, ad esempio, Pavia e Ansaldo, Toffoletto De Luca Tamajo e Trevisan & Cuonzo. Ma cosa ha spinto questi studi a fare una scelta ancora controcorrente nel panorama legale italiano?

L’abbiamo chiesto a Julia Holden, senior partner dello studio Trevisan e Cuonzo che ci ha spiegato che la loro decisione «e? nata dalla volonta? di comunicare anche all’esterno una scelta che, gia? da anni, avevano fatto in maniera informale: la parita? a tutti i livelli. Al momento, ad esempio, nello studio ci sono cinque partner uomini e sei donne. Mentre gli associate sono nove donne e sette uomini». «Cosi circa tre anni fa – continua la professionista – abbiamo deciso di inserire nel nostro sito una sezione dedicata alla diversity perche? pensiamo che l’avvocatura italiana debba avere, anche su questi temi, un respiro piu? internazionale». L’effetto? «Sicuramente un ambiente di lavoro piu? stimolante e inclusivo» racconta l’avvocata «ma anche un riscontro positivo da parte dei clienti. Nelle grandi aziende c’e? infatti una crescente attenzione alla gender diversity anche nella scelta degli studi legali», racconta l’avvocata.

 

Gennaro Di Vittorio

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