Chi sono i general counsel più pagati d’America nel 2016?

È un podio in cui ci sono grandi novità e una conferma quello della classifica dei general counsel più pagati d’America stilato dalla rivista Corporate Counsel. La conferma è quella della prima posizione, occupata per il secondo anno di fila da Alan Braverman di The Walt Disney Co. con 7.034.692 di dollari. Mentre i cambiamenti sono quelli delle altre posizioni apicali. Al secondo posto c’è, ad esempio, Thomas P Mason di Energy Transfer Equity che l’anno scorso non rientrava nella classifica. Occupano invece il terzo e il quarto posto Gerson Zweifach della 21 Century Fox Inc. (che l’anno scorso era quarto) e Laureen E Serge – la prima donna che raggiunge il podio – di American Express.

Ma al di là della paga esorbitante dell’avvocato di Topolino e Minnie, le cose non vanno altrettanto bene per gli altri in house in classifica. A guardare i dati (che possono essere consultati qui) risulta infatti che lo stipendio base medio è calato del 2% dall’anno precedente. Il motivo è da ricercare nella generale diminuzione delle retribuzioni di tutti i dirigenti aziendali, provocata a sua volta dal fatto che l’economia generale sta vivendo una situazione si stallo.

Una congiuntura che ha dei riflessi anche sulla parte più consistente dello stipendio dei gc costituita dai bonus e dalla parte non equity. I bonus, che continuano tuttavia a pesare molto sulla paga totale dei general counsel, hanno infatti subito una diminuzione di circa il 2,9%, in controtendenza rispetto ai forti aumenti (fino al 9,2%), degli anni precedenti. Calo anche per la parte non equity che dal 2014 è diminuita del 9,1%.

Importante novità della classifica di quest’anno è invece il fatto che per la prima volta due donne sono riuscite a entrare nella top 10. Si tratta della già citata general counsel di America Express e di Maryanne Lavan della Lockheed Martin Corp. che si piazza all’ottava posizione. 

Tornando alle componenti del salario di un general counsel, la classifica evidenzia anche come siano diminuiti persino i premi azionari che nel 2014 avevano invece registrato una crescita di quasi il 50%. La media complessiva è infatti scesa del 19,1%. Diminuzione del 12%, rispetto al 2014, invece per le stock option, diventate meno attraenti per l’alto potenziale di rischio.

 

 

 

 

 

 

Gennaro Di Vittorio

SHARE