CFO, cambia il suo ruolo in azienda: dall’IA alla cyber security

Con l’aumento della complessità delle organizzazioni, è profondamente progredito anche il ruolo del direttore finanziario. Anni di globalizzazione hanno trasformato questa funzione da un focus concentrato sulla parte amministrativa e contabile alla gestione strategica di alto livello, attività di negoziazione e pubbliche relazioni.

I direttori finanziari si sono evoluti in perfetti strateghi diventando, a partire dagli anni 2000, una sorta di consulenti aziendali a 360 gradi. Questa evoluzione ha portato i CFO ad essere protagonisti del business e partecipi anche delle decisioni operative, sia di breve che di medio-lungo termine, e non più solo di quelle finanziarie. Ma lo sviluppo continua, e il direttore finanziario sta diventando un partner aziendale fondamentale, caratterizzato da una profonda conoscenza della strategia, un aumento delle competenze di leadership e dall’abilità di comunicare efficacemente le competenze e le conoscenze finanziarie a colleghi di altri ambiti.

Da sottolineare poi come la tecnologia stessa abbia cambiato il lavoro e il ruolo del CFO. I dati e la tecnologia stanno fornendo loro maggiori informazioni relative alla produzione, alle catene di fornitura e alle efficienze. I dati, e l’averli sempre aggiornati in modalità “live”, possono così aiutare i CFO ad acquisire una prospettiva a 360 gradi sui costi, i benefit e la struttura complessiva della forza lavoro.

Interessante quanto emerso dalla “Survey CFO 2024” realizzata da Salone d’Impresa in collaborazione con Andaf Nord Est e ADP Italia – multinazionale americana leader nella gestione del capitale umano – su un campione di aziende per il 92,4% non quotate. Emerge come aziende e CFO siano per molti aspetti ancora in ritardo nell’uso di tecnologie e software, con Excel che risulta ancora tra gli strumenti più utilizzati.

Il 90% dei CFO interpellati redige un business plan o un piano strategico, ma il 79,7% predispone perlopiù un piano mensile. La maggioranza adotta un modello di controllo, pianifica sempre il budget aziendale, monitora i KPI e predispone forecast aziendali (bilancio previsionale). Per fare tutto questo, però, il 34% usa ancora Excel.

Anche per quanto riguarda i sistemi di sicurezza informatica e pianificazione del business si registrano dei ritardi. Il 55,1% ha un sistema di mappatura e gestione dei rischi in azienda, ma solo il 34,6% dispone di un budget ad hoc per la cyber security. Il 52,6% utilizza degli strumenti di business intelligence e analytics presenti per analisi vendite, margini, budget e forecast. Solo il 16,7% possiede strumenti di corporate performance management.

I ritardi non riguardano solo gli aspetti tecnologici, ma anche trend attuali come la sostenibilità. Nonostante il 60,3% abbia considerato i temi ESG nel piano strategico e il 56,4% abbia già iniziato la valutazione dell’impatto ESG, solo il 29,5% ha un “sustainability manager” e solo il 33,3% ha previsto un budget per la sostenibilità (il 51,7% minore o uguale a 50mila, il 31% tra 50 e 200mila, il 17,2% maggiore di 200mila).

“Per far fronte alle nuove sfide, il CFO di oggi deve quindi possedere una padronanza a 360 gradi del business e posizionamento della propria azienda, mostrare una solida conoscenza dei dati finanziari e relativi al capitale umano, essere in grado di comunicare complessi messaggi finanziari, collaborare in maniera efficiente con i direttori HR, i CIO e i CEO. Da sottolineare poi come la tecnologia stessa abbia cambiato il lavoro e il ruolo del CFO. I dati e la tecnologia stanno fornendo loro maggiori informazioni relative alle opportunità di business, al processo di produzione e di approvvigionamento e alle correlate efficienze. I dati possono così aiutare i CFO ad acquisire una prospettiva a 360 gradi sui costi, i benefit e la struttura complessiva della forza lavoro” conclude Gianfranco Raia (in foto), CFO di ADP Italia.

michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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