Il caso Philip Morris

La prima azienda certificata Equal-Salary in Italia (vedi articolo dedicato) è Philip Morris International. Nel 2019 le due affiliate italiane del gruppo svizzero del tabacco, Philip Morris Italia e Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna, hanno ottenuto la certificazione da Pwc Tls, dopo aver dimostrato di garantire ai dipendenti uomini e donne un’equa retribuzione a parità di mansione.

MAG ha incontrato Paolo Le Pera Director People & Culture per le due affiliate del gruppo Philip Morris in Italia, che ha coordinato il progetto Equal-Salary per farsi raccontare l’esperienza dell’azienda.

Dottor Le Pera, come mai Philip Morris ha deciso di certificarsi?

È una lunga storia. Quattro anni fa partiva il progetto pilota di certificazione in alcuni Paesi, tra cui originariamente avrebbe dovuto esserci anche l’Italia. Poi c’è stato uno stop, ma alla fine siamo ripartiti globalmente insieme a tutti gli altri Paesi. La volontà è stata quella di verificare ufficialmente e oggettivamente a che punto fosse il nostro impegno in materia di parità salariale di genere per correggere il tiro nel caso in cui fosse stato necessario.  

E quindi avete avviato il progetto Equal-Salary. In che modo vi ha impegnato?

Non è stato facile perché non è un progetto che può gestire una persona di prima esperienza perché non è meramente compilativo. Sul dossier hanno lavorato sei persone che conoscevano l’organizzazione. C’è stata una parte di raccolta di dati numerici, per cui abbiamo scaricato l’intero database delle retribuzioni di tutti i dipendenti per poi rielaborarli in maniera a statistica e verificare le eventuali disparità retributive. Un’operazione che ha richiesto l’equivalente di circa 2-3 giorni lavorativi a settimana per un quadrimestre.

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Gennaro Di Vittorio

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