Capgemini: il 44% degli ad è ambasciatore dell’innovazione in azienda

I ceo italiani sono consapevoli dell’importanza di un cambiamento culturale all’interno delle proprie organizzazioni per favorire la trasformazione digitale, tanto che il 44% si assume in prima persona il ruolo di ambasciatore dell’innovazione, ponendosi come “leader” del cambiamento, e il 32% delega questo compito a una parte del senior management, pur rimanendo “sponsor” delle iniziative intraprese.

Sono alcuni degli esiti dello studio “Changing the Game. Il ruolo del CEO nell’era della Digital Disruption” condotto dalla sua divisione specializzata Transformation Consulting in collaborazione con Business International.

Solo il 24% degli ad non ritiene necessario attivare programmi di trasformazione culturale ad hoc, in quanto considera la propria azienda già in linea con il grado di innovazione richiesto dal mercato. Quest’ultimo tipo di atteggiamento, definito “neutrale”, comporta però dei rischi, in quanto limita le possibilità di trarre vantaggi significativi dall’innovazione. Infatti, solo il 21% delle aziende i cui ceo assumono un atteggiamento neutrale ottengono dall’innovazione ricavi superiori al 20% dell’investimento totale, un dato che può arrivare al 33% nelle imprese dove i ceo sono più coinvolti nella trasformazione culturale.

I ceo italiani identificano in particolare tre aree aziendali sulle quali il loro contributo può essere indispensabile per favorire la trasformazione culturale:  comunicazione (73%), organizzazione (71%) e formazione (68%).

Gli ad adottano varie modalità di comunicazione quando si tratta di promuovere l’innovazione all’interno della propria azienda: la maggioranza (58%) predilige il role modelling, ma sono in molti a preferire modelli classici come incontri face to face (53%, dato che sale al 69% per i ceo “leader”) oppure canali virtuali come intranet e social aziendali, utilizzati in modo consistente dal 48% degli intervistati.

Molta attenzione viene posta sui feedback provenienti dall’interno dell’azienda, anche se dal report emerge che ci sono ampi spazi di miglioramento: solo il 39% degli intervistati ha infatti in essere un processo strutturato per ricevere input e riscontri da parte dei dipendenti.

Per contribuire al cambiamento culturale della propria organizzazione, gli amministratori delegati italiani favoriscono inoltre iniziative che fanno leva su aspetti emotivi: dal momento che l’innovazione genera sentimenti contrastanti a tutti i livelli aziendali, diviene fondamentale instaurare una comunicazione in grado di rassicurare, incoraggiare e persuadere.

I ceo hanno affermato che il loro primo obiettivo per stimolare l’innovazione è quello di abbattere le barriere, sia tra le varie divisioni aziendali, sia generazionali, per favorire la creazione di team con background e competenze diversi.

Le iniziative adottate per promuovere il superamento di una struttura a silos prevedono per l’87% degli intervistati la costituzione di team interfunzionali, che in più di un terzo dei casi (35%) hanno a disposizione spazi fisici e virtuali dove le persone possono comunicare e scambiarsi informazioni anche in modo informale.

L’aggiornamento degli ad in tema di innovazione è costante, stimolato dalle iniziative di competitor e aziende operanti in altri settori (85%), ma anche dalla partecipazione a eventi, seminari e forme associative (66%) che contribuiscono a fornire importanti contributi per favorire la trasformazione digitale in azienda. Importanti anche web e social network (95%), utilizzati in modo consistente per condividere idee e articoli tra peer e con i propri manager.

 

 

Gennaro Di Vittorio

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