Adecco: ecco il futuro del lavoro fra flessibilità e produttività
Secondo la ricerca del gruppo Adecco, Resetting Normal, il 77% dei lavoratori vorrebbe maggiore flessibilità e potersi concentrare sui risultati piuttosto che sul numero delle ore spese dietro la scrivania in ufficio. Nuove aspettative che oggi trovano riscontro nel dibattito politico di moltissimi Paesi, dalla Nuova Zelanda alla Finlandia, ma che non potranno concretizzarsi senza una stretta sinergia tra le parti. Alla base di questo nuovo modello di lavoro è, dunque, imprescindibile costruire un rapporto di totale fiducia e apertura.
La situazione in Italia
L’80% dei lavoratori ricerca maggiore flessibilità nelle modalità e nel luogo di lavoro e il 76% considera il mix tra lavoro in ufficio e lavoro da remoto la migliore soluzione per il futuro dopo il Coronavirus. Per il 71% degli intervistati è tempo di riformulare la settimana lavorativa. Essi ritengono sia il momento adatto per ripensare l’orario di lavoro di 40 ore settimanali per cinque giorni lavorativi. Gli stessi contratti dovrebbero essere formulati sulla base del raggiungimento degli obiettivi aziendali, piuttosto che sulla quantità di ore lavorative.
L’emergenza ha richiesto il reskilling e/o l’upskilling dei lavoratori: il 70% ritiene di aver migliorato le proprie skill digitali durante il periodo di isolamento e il 72% cerca di incrementarle ulteriormente. La pandemia ha anche messo in luce la necessità di nuove competenze di leadership. Infatti, il 74% degli intervistati desidera che i propri manager abbiano uno stile di guida incentrato su empatia e supporto ai dipendenti.
Ulteriori competenze che stanno acquisendo sempre maggiore importanza sono: l’utilizzo delle piattaforme informatiche aziendali, richiesto dal 72% dei lavoratori, la gestione del personale a distanza (66%) e le soft skill (65%). Infine, secondo il feedback dell’85% degli intervistati, i datori di lavoro hanno superato le aspettative nell’adattarsi al Coronavirus e soddisfatto i propri impiegati. Nonostante il futuro del lavoro in Italia sia una responsabilità collettiva, le opinioni sull’argomento sono discordanti: il 75% ritiene sia una responsabilità del proprio datore di lavoro e il 77% crede sia una responsabilità del governo.