Boom di M&A cross-border: imprese italiane tra crescita e sfide regolatorie

Aumenta l’attenzione alla trasformazione tecnologica e alla diversificazione dei mercati da parte delle aziende italiane, che sempre più chiaramente si muovono tra fiducia e prudenza. È quanto emerge dalla terza edizione dell’EY Parthenon Bulletin, l’analisi trimestrale di EY dedicata a strategie, operazioni straordinarie e trasformazioni aziendali, realizzata anche sulla base del CEO Outlook, che tra agosto e settembre ha coinvolto oltre 1.200 top manager a livello globale.

Secondo lo studio, l’88% dei CEO italiani si dichiara fiducioso sulle prospettive economiche a dodici mesi, un dato superiore alla media mondiale (84%) e sostenuto da indicatori macroeconomici più favorevoli rispetto all’inizio dell’anno. Tuttavia, l’incertezza globale continua a condizionare le scelte di investimento: il 28% dei CEO in Italia ha deciso di sospendere o ridurre gli investimenti, contro appena l’8% a livello internazionale.

Come ha spiegato Marco Daviddi (in foto), managing partner EY-Parthenon in Italia. “La vera protagonista oggi è l’incertezza, che, a differenza dei rischi, non può essere misurata e che impone flessibilità e rapidità di azione. In questo scenario, le imprese italiane stanno dimostrando consapevolezza e capacità di adattamento in un contesto internazionale sempre più complesso e sfidante. L’incremento delle acquisizioni all’estero è un segnale della volontà del business di rafforzare la presenza a livello mondiale e di diversificare i mercati di sbocco, anche alla luce delle tensioni commerciali in atto. A questo proposito, oltre l’80% dei CEO intervistati in Italia sta analizzando le opzioni legate alla rilocalizzazione produttiva come parte di una strategia di lungo periodo e non in modo tattico. Questo, unito anche alla necessità di soppesare con attenzione le opzioni anche dal punto di vista tecnologico e con riferimento all’AI, sta rallentando le scelte di investimento, con circa il 28% degli intervistati in Italia, contro un 8% a livello Global, che conferma questo trend. In ogni caso, il livello di fiducia dei CEO italiani sul futuro resta elevato: l’88% si dichiara fiducioso per le prospettive economiche a dodici mesi, mentre la media mondiale si attesta all’84%”.

Espansione internazionale e solidità dell’M&A

La spinta verso l’estero è uno dei segnali più evidenti. Nei primi nove mesi del 2025 le imprese italiane hanno annunciato 239 acquisizioni cross-border, in crescita del 10% rispetto al 2024, per un valore complessivo di 19,9 miliardi di euro. Le principali destinazioni restano Stati Uniti, Spagna, Germania, Regno Unito e Francia, con una prevalenza del settore industriale (25% delle transazioni) e un crescente interesse verso la tecnologia.

Sul fronte domestico, l’attività di M&A resta stabile: 958 operazioni annunciate tra gennaio e settembre, per un valore totale di 57 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente. Il private equity continua a giocare un ruolo chiave, con 422 operazioni su target italiane e una quota di add-on pari al 49%. I settori più dinamici si confermano industria (23%), beni di consumo (17%), servizi (13%) e tecnologia (12%), mentre energia e tech risentono delle incertezze legate alla transizione verde e alla trasformazione digitale.

Cambia il quadro dei rischi percepiti: focus sulle tensioni geopolitiche per l’Europa

Se la fiducia resta alta, il quadro dei rischi varia sensibilmente da un’area all’altra. Negli Stati Uniti, i timori principali riguardano il costo del lavoro, la carenza di talenti e la difficoltà di integrare l’intelligenza artificiale nei processi aziendali. In Europa, le tensioni geopolitiche e l’instabilità politica sono percepite come il rischio maggiore (34%), mentre in Italia prevale la preoccupazione per i dazi e le tensioni nel commercio internazionale (42%).

Nonostante il contesto incerto, quasi la totalità dei CEO italiani (96%) dichiara di essere impegnata in operazioni straordinarie, con una netta preferenza per joint venture, alleanze e partnership strategiche (54%), ma con un rinnovato interesse anche per acquisizioni (50%) e cessioni di business non strategici (28%).

Trasformazione tecnologica e AI al centro delle strategie

Tra le priorità emergenti, la trasformazione tecnologica si consolida come leva chiave per la competitività. L’adozione dell’intelligenza artificiale è sempre più vista come motore di trasformazione strategica, anche se le imprese tendono ad agire con prudenza, bilanciando l’entusiasmo innovativo con la necessità di valutazioni accurate sugli impatti di lungo periodo.

In sintesi, il tessuto imprenditoriale italiano appare oggi più maturo e consapevole: affronta l’incertezza globale non con immobilismo, ma con strategie di adattamento e aperture internazionali. Resta da vedere se la fiducia dei CEO saprà tradursi, nei prossimi mesi, in un rilancio concreto degli investimenti.

michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

SHARE