Berti di Nokia: “Il mio lavoro non cambierebbe se fossi iscritto all’Albo”

Emiliano Berti, classe 1977, è un legale d’impresa con le idee molto chiare sul lavoro in house. Dal 2014 guida il team legale e di compliance per l’area del sud-est Europa di Nokia Networks. Qui l’avvocato è riuscito a razionalizzare le spese e rendere la funzione più solida e strutturata: “Con il mio arrivo, abbiamo subito prestato attenzione ai costi. Abbiamo razionalizzato l’approccio ai servizi legali esterni e rafforzato il team legale per renderlo più efficiente e autonomo”. Berti ha alle spalle un’esperienza in General Electric, dove ha ricoperto, tra gli altri, il ruolo di senior counsel global operations & sourcing. Inoltre l’avvocato ha lavorato, come associate, negli studi legali McDermott Will & Emery e Carnelutti.

Com’è nata la sua decisione di intraprendere la carriera di legale in house?

Volevo vedere come funziona un’azienda, capire cosa significa stare nella stanza dei bottoni e fare l’avvocato-manager. Inoltre mi ha sempre affascinato il fatto che un legale d’impresa si occupa di molti aspetti e, di conseguenza, deve essere preparato in molti settori legali dalle negoziazioni ai contratti, dalle litigation alle questioni che appartengono all’area giuslavoristica. In studio invece si tende a specializzarsi su un singolo aspetto, perdendo a volte la visione d’insieme dell’operazione.

Questa professione, secondo lei, è cambiata negli ultimi anni. E se sì, come?

Il lavoro di legale d’impresa è cambiato moltissimo negli ultimi anni. Siamo sempre meno dei passacarte e sempre più dei manager con il punto di vista di un’avvocato. Prima questa professione era considerata una seconda scelta, oggi invece sempre più avvocati vogliono fare proprio questo.

Cosa ne pensa del desiderio di alcuni giovani avvocati di intraprendere subito la carrira di legale in house senza passare per il praticantato fatto nello studio? Io, personalmente, lo sconsiglio.

Per quale motivo?

Trovo che sia fondamentale aver fatto prima un’esperienza, meglio se di litigation, in uno studio legale. La ragione è che quella di avvocato in house è una professione molto complessa che richiede il possesso di un titolo professionale da un lato, e dall’altro la capacità di ragionare in modo strategico come solo un avvocato che ha frequentato il tribunale sa fare.

E questo torna utile in azienda…

Certamente. Io oggi sono un dipendente aziendale ma mi differenzio dagli altri per il fatto che considero i problemi societari con il punto di vista critico di un legale. Di fatto oggi però un giovane non può intraprendere subito la professione di legale in house.

Gli avvocati d’azienda devono infatti cancellarsi dall’albo e non possono avere praticanti. Che cosa ne pensa?

È un tema complesso. E come tale andrebbe trattato senza avere posizioni “politiche” o di principio.

Cosa intende?

Intendo che bisognerebbe, prima di tutto, chiedersi quali sono le ragioni dell’iscrizione all’Albo degli avvocati per un legale d’impresa.

Quindi lei è contrario?

Non sono né favorevole, né contrario. Penso solo che il mio lavoro non cambierebbe se fossi iscritto all’Albo.

E i suoi colleghi come la pensano?

Non lo so. Però mi chiedo quanti di loro sarebbero in grado di rappresentare la propria azienda in Tribunale o, ancora, quanti sarebbero d’accordo con il fatto che le aziende, una volta parificate le carriere, scegliessero, per il ruolo di general counsel, solo avvocati esperti in litigation. L’importante, secondo me, è capire a chi gioverebbe davvero questa scelta.

Quali sono secondo lei le doti che dovrebbe avere un buon legale d’impresa?

Tralasciando le cose più ovvie come essere un avvocato con una solida preparazionee conoscere le lingue, direi che un buon in house dovrebbe, prima di tutto, possedere una grande flessibilità.

Da quale punto di vista?

Da ogni punto di vista. Bisogna essere flessibili rispetto ai temi legali perché un avvocato d’impresa viene coinvolto su tutto. E questo significa, ad esempio, essere in grado di parlare di numeri e di bilanci. Infine non può mancare una buona dimestichezza con il diritto internazionale o, per lo meno, una grande curiosità verso gli altri sistemi giuridici e verso tutto ciò che è nuovo. Uno dei pregiudizi più grandi è infatti quello secondo cui l’avvocato in house si occupa sempre delle stesse cose.

Altre doti imprescindibili?

Avere la capacità di partecipare davvero alla vita aziendale. Solo in questo modo verrà più naturale, ai colleghi delle varie funzioni, coinvolgere il legale in tutti i processi decisionali. Bisogna cioè evitare in ogni modo di essere visti solo come una “risorsa spot”. Quella legale è infatti una funzione che, al contrario, deve supportare l’azienda in ogni aspetto della sua vita e del suo business.

Cosa intende per “partecipare”?

Intendo che bisogna conoscere chi lavora con noi e apprendere il più possibile da loro. Un buon legale in house dovrebbe sedersi vicino al Cfo per vedere come si redige un bilancio, oppure dovrebbe fare un giro in fabbrica perché conoscere il prodotto che si vende. Questo è senza dubbio un valore aggiunto.

Perché aiuta a fare business….

Certo. E un grande aiuto lo da anche la capacità, che dovrebbe possedere ogni in house, di sapersi esprimere in modo semplice e non in “legalese”.

Perché è così importante?

Perché quando si tratta con un’altra azienda non sempre ci si trova di fronte ad un altro legale. Spesso infatti un avvocado d’azienda deve trattare con i commerciali ed è quindi fondamentale saper esprimere concetti giuridici complessi in modo semplice e comprensibile anche a chi non parla la lingua dei giuristi. Daltronde la mission stessa di un legale in house è proprio quella di declinare in modo pratico problemi legali.

Quanto conta in questo senso per un avvocato il fatto di sedere nel cda della propria azienda?

Secondo me può essere un valore aggiunto sia per il legale che per l’impresa. L’in house ha l’occasione di vedere la “macchina” aziendale dall’interno e di poter capire meglio quali sono le problematiche che stanno dietro le decisioni aziendali. Dall’altro lato l’impresa può rivolgersi più agevolmente all’avvocato per avere un punto di vista legale nel processo decisionale.

 

 

Gennaro Di Vittorio

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