Benessere negli studi: servono professionisti che se ne occupino?

Torniamo a parlare di benessere a lavoro. Lo spunto arriva da un documento, distribuito dalla Solicitors Regulatory Authority (Sra), l’organismo di regolamentazione della Law Society of England and Wales. Si tratta, nello specifico, di una linea guida per la promozione di un ambiente di lavoro positivo negli studi legali, prodotta raccogliendo indicazioni e suggerimenti di circa 200 professionisti del settore.

Il “wellbeing” è un tema sollevato nelle organizzazioni, e dunque anche nelle law firm, dall’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni e che ha assunto una rilevanza maggiore con la pandemia, e non solo per i giovanissimi. Gli intervistati hanno riferito che ci sono ancora molti progressi da fare nelle riguardo a questioni come il bullismo, le discriminazioni e la salute mentale. Questo soprattutto in considerazione del fatto che negli studi d’affari ci sono forti pressioni sugli obiettivi e che i carichi di lavoro sono alti. La Sra ha ammesso di aver prodotto le linee guida proprio in risposta a una serie di lamentele ricevute da parte di avvocati che sostenevano di subire una cultura e un ambiente “non favorevole, prepotente o tossico”. 

La guida incoraggia le aziende a fare “tutto ciò che è ragionevolmente possibile” per proteggere i collaboratori da bullismo, molestie e discriminazioni migliorando le procedure di segnalazione di illeciti, promuovendo un ambiente sicuro in cui tutti possano discutere apertamente dei problemi e sano ed equilibrato. Tra le strategie per raggiungere questi obiettivi è indicato l’attivo coinvolgimento dei vertici delle insegne nello sviluppo di iniziative specifiche e nel “dare l’esempio” quotidianamente.

Perché è importante agire? Perché il talento è la chiave del futuro negli studi legali e in tutti i contesti di lavoro in generale. Senza le persone giuste non c’è crescita e se le persone non sono contente dove stanno, se ne vanno (anche dai competitor). Inoltre, un ambiente di lavoro malsano non solo influisce negativamente sul benessere personale dei collaboratori, ma anche sui loro comportamenti nei confronti dei clienti e, conseguentemente, sugli standard etici e di servizio offerti dallo studio. 

La vera domanda che le insegne dovranno porsi, a mio avviso, è però un’altra: chi deve occuparsi di migliorare l’ambiente di lavoro? Forse per questioni così delicate e da cui può dipendere il futuro dello studio, servono professionisti specializzati e dedicati. Come avvenuto per il marketing e la comunicazione…

ilaria.iaquinta@lcpublishinggroup.it

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