Battaglia legale sui brevetti: le associazioni IP contro l’esclusione degli in house all’UPC

Nuovo scontro legale sulla questione dei brevetti in Europa. La controversa decisione del Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC) di vietare ai giuristi d’impresa di rappresentare i propri clienti in tribunale ha scatenato una forte opposizione da parte delle principali organizzazioni di proprietà intellettuale britanniche, aprendo un dibattito che potrebbe ridefinire le regole della rappresentanza legale nel campo brevettuale.

In particolare, due figure di spicco di due organizzazioni britanniche per la proprietà intellettuale hanno espresso preoccupazioni a un giudice d’appello dell’UPC a proposito della decisione in questione. Si tratta di Adrian Howes e Bobby Mukherjee, rispettivamente a capo dell’IP Federation e del Chartered Institute of Patent Attorneys (CIPA), che hanno inviato due lettere (una a testa) al giudice Klaus Grabinski in merito a una sentenza sul caso Microsoft Corporation v Suinno Mobile & AI Technologies Licensing Oy dello scorso 16 settembre.

Questa sentenza aveva sollevato dubbi sulla conformità del rappresentante UPC di Microsoft all’Articolo 2.4.1 del codice di condotta UPC (che stabilisce che i rappresentanti legali devono agire come “consulenti indipendenti”, perseguendo gli interessi dei clienti in modo imparziale e senza farsi influenzare da considerazioni o interessi personali). Nella lettera del 16 gennaio, Howes ha fatto notare come il tribunale abbia interpretato l’Articolo 48(5) dell’Accordo UPC seguendo la linea giurisprudenziale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il tribunale aveva stabilito che i rappresentanti non possono mantenere l’indipendenza se sono impiegati o finanziariamente dipendenti dal loro cliente, o se detengono significativa autorità amministrativa e finanziaria all’interno dell’organizzazione che rappresentano.

La lettera di Mukherjee del 24 gennaio ha invece sottolineato come molte aziende considerino i loro team IP interni, compresi i procuratori brevettuali registrati UPC, cruciali per la loro strategia UPC. Ha evidenziato che i procuratori brevettuali europei e britannici operano come professione unificata senza distinzioni tra professionisti interni ed esterni. Una parte significativa dei membri CIPA ha lo status di procuratore brevettuale europeo, con circa il 70% dei procuratori brevettuali europei britannici registrati all’UPC. Mukherjee ha inoltre sottolineato che i procuratori brevettuali europei registrati CIPA devono mantenere standard professionali eccezionali e godono di legal privilege in tutti i procedimenti giudiziari.

L’organizzazione ha espresso preoccupazione per la limitazione dei diritti di rappresentanza UPC dei procuratori brevettuali basata esclusivamente sul loro status di dipendenti aziendali. Mentre il CIPA riconosce che circostanze specifiche potrebbero giustificare l’impedimento della rappresentanza UPC individuale, Mukherjee sostiene la necessità di valutazioni caso per caso piuttosto che restrizioni generalizzate.

Howes, che in qualità di membro dell’IP Federation rappresenta un’organizzazione che include grandi aziende come Pfizer, Airbus e Dyson, ha avvertito che la sentenza colpirebbe particolarmente le piccole imprese che faticano a sostenere i costi di uno studio legale. L’ingaggio di consulenti esterni, infatti, potrebbe essere economicamente proibitivo per le PMI in alcune controversie, limitando di fatto il loro accesso al tribunale.

Howes ha notato che molti rappresentanti registrati UPC, in particolare i procuratori brevettuali, lavorano internamente, e ha avvertito che se la Corte d’Appello confermerà l’interpretazione della sentenza iniziale, questo danneggerà significativamente le loro funzioni.

Pur riconoscendo l’appartenenza di Microsoft alla federazione e il suo interesse nell’esito del caso, Howes ha chiarito che Microsoft non è stata coinvolta nella stesura della lettera e potrebbe avere opinioni diverse.

L’udienza d’appello è fissata per mercoledì 29 gennaio.

michela.cannovale@lcpublishinggroup.com

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