Azimut Benetti vara l’agorà giuridica
Una volta all’anno, l’ufficio legale del gruppo riunisce i propri giuristi e gli avvocati della parte avversa. L’obiettivo? Trattare tutti insieme gli argomenti più caldi in ambito di yachting
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Un simposio legale della durata di due giorni per discutere le tematiche giuridiche che più spesso emergono nelle negoziazioni con le controparti e che, il più delle volte, tendono ad allungarne eccessivamente le tempistiche, riunendo sotto lo stesso tetto avvocati interni e consulenti esterni avversi, ma senza clienti. È stata l’idea del dipartimento legale di Azimut|Benetti, gruppo attivo a livello mondiale nella nautica da diporto, che anche quest’anno, come nel 2023, ha chiamato a raccolta i propri legali e i sale manager del gruppo, da un lato, e gli avvocati degli armatori, dall’altro. L’obiettivo? Trattare tutti insieme gli argomenti più caldi in ambito di yachting, come alcune clausole dei contratti di costruzione navale, l’implementazione delle procedure di compliance e anti money laundering, l’annosa questione della sostenibilità e l’inasprimento delle sanzioni alla Russia in guerra con l’Ucraina. Il tutto a Viareggio, nella sede storica di Cantieri Benetti, fondata qui 151 anni fa.
Una cinquantina circa i consulenti delle controparti presenti, provenienti dalle law firm più attive nel settore della nautica a livello internazionale, con base in Italia, Regno Unito, Turchia, Francia, Germania, Malta, Stati Uniti, Israele, Monaco, Isole Cayman.
Piace e allo stesso tempo stupisce la scelta di riunire sullo stesso ring le parti legali avverse, a maggior ragione se si ha a mente la sentenza 181/2022 del Consiglio Nazionale Forense, secondo cui “l’obbligo di colleganza” tra avvocati antagonisti “cede rispetto al dovere di difesa” e non esige affatto che il professionista “sia tenuto a mettere al corrente il collega avversario delle iniziative che intende adottare a tutela degli interessi del proprio assistito”.
Non la pensa così, evidentemente, la general counsel di Azimut|Benetti, Georgia Agù (in foto), che ha ideato il simposio orchestrandone la discussione. I motivi li ha spiegati a MAG in questa intervista.
Quindi, da cosa nasce questo simposio?
Vede, l’ambito dello yachting legale è molto ristretto e ci capita di lavorare con controparti di studi legali che frequentemente si ripetono. Negli anni abbiamo capito che confrontarci con loro solo in occasione del contratto o della eventuale controversia serve solo ad aumentare i problemi in sede di negoziazione, oltre che a creare incomprensioni e rallentare le procedure. Viceversa, se gli avvocati delle controparti vengono informati sul nostro prodotto e sul servizio che offriamo prima di essere contattati dai loro clienti, come abbiamo fatto in occasione del simposio, i problemi diminuiscono e i tempi si velocizzano. Il che, ça va sans dire, è chiaramente nel nostro interesse.
Quali temi avete trattato che riguardano in particolare i vostri contratti?
Innanzitutto, per ogni macro-tema affrontato, al legale interno incaricato della relazione è stato affiancato un rappresentante dell’ufficio sales, così da chiarire sotto tutti i punti di vista – anche commerciali – la ragione delle clausole inserita nel contratto con l’armatore. Abbiamo parlato di prohibited marketing, per esempio: postilla che inseriamo nei contratti per evitare che le barche vengano rivendute in corso di costruzione e che ci sia speculazione sul nostro brand. Ma abbiamo discusso anche di forza maggiore, un istituto che, come Benetti, abbiamo deciso di inserire solo a vantaggio del cantiere e non del cliente. E il motivo è presto detto: sappiamo che è improbabile che si realizzino sulle obbligazioni dei clienti eventi di forza maggiore, che spesso e volentieri viene usata come scusa per ritardare i pagamenti.
Quali benefici derivano dal discutere tra di voi questi temi?
Sicuramente quello di non partire da zero in sede negoziale. Se è vero che ogni deal è diverso dall’altro, discuterli durante il simposio ci consente costituire una base nota a tutte le parti legali: l’avvocato della controparte sa già come funzionano i nostri contratti ed è quindi in grado di mediare. Senza contare che incontrarci prima ci offre anche un’occasione di networking.
Come sono cambiati i rapporti con le vostre controparti in seguito alla prima edizione del simposio nel 2023?
L’anno scorso è stato un warm up, un test: abbiamo cercato di capire se la formula “simposio” funzionasse, e così è stato. Raccogliere sotto lo stesso tetto gli avvocati degli armatori e dei potenziali clienti permette a chi è esterno ad Azimut/Benetti di avere una visione a 360° – sia legale che commerciale – sull’attività del gruppo e su eventuali problematiche con gli armatori. Contemporaneamente, consente a noi interni di mettere in chiaro che il nostro scopo ultimo è consegnare la barca e che il cliente sia felice, e quindi di gettare le basi per una gestione amichevole di potenziali controversie.
Il fatto di non avere in passato un’occasione di confronto come il simposio, a quali conseguenze ha portato?
A difficoltà nel corso di negoziazioni. Proprio perché in questo settore girano più o meno sempre gli stessi avvocati, molti tendono a meravigliarsi quando decidiamo di cambiare i nostri standard contrattuali e a pretendere di rimanere ancorati alle vecchie clausole. Quello che avevamo bisogno di mettere in chiaro – e che il simposio ci ha aiutato a fare – è che i contratti cambiano anche perché cambia il prodotto e quindi le disposizioni commerciali, e non solo in base ad evoluzioni normative. Per esempio, ci sono clausole diverse per yacht da 34 metri e yacht da 80 metri.
Un altro tema su cui vi siete focalizzati durante il simposio è quello legato alle sanzioni alla Russia dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina. Come ne ha risentito l’attività di Azimut|Benetti Group e del suo ufficio legale?
La guerra ha sicuramente impattato sul business del gruppo. Ma, grazie anche al supporto di Cleary Gottlieb, abbiamo capito una cosa importante: nonostante i nostri consulenti inglesi ci avessero detto di cessare cautelativamente le vendite ai clienti russi, la norma in realtà diceva che non era più possibile vendere in Russia e a persone sanzionate. E a questa norma ci siamo mantenuti fedeli, senza interrompere totalmente il commercio con questa fetta di mercato. Certo, questo ci ha ovviamente costretto ad aumentare l’attività di compliance.
Per esempio?
Per esempio, inserendo dei covenant ulteriori all’interno dei contratti o facendo verifiche particolarmente approfondite nel caso di operazioni che abbiano in qualche modo a che fare con il territorio russo. Per farle capire: la società acquirente è lontanamente riconducibile alla Russia? Il cliente è nato in Russia? Scatta l’accertamento. D’altronde, questo è anche l’unico modo per sentirci tranquilli e mantenere il controllo sulla situazione. Anche le banche cui ci appoggiamo per ricevere i pagamenti (le primarie banche italiane) svolgono autonomamente le loro verifiche in base alle norme applicabili ed alle loro policy interne. Le loro policy interne, però, sono spesso più stringenti rispetto alle regolamentazioni vigenti.
In che senso più stringenti?
Le banche dati cui hanno accesso gli istituiti di credito contengono informazioni più analitiche in merito ai dati finanziari, anche grazie allo scambio continuo di informazioni delle reti bancarie, e ciò supporta la nostra attività di compliance. Se il deal viene attenzionato dalla banca, in ossequio alle norme, alle policy bancarie o alle maggiori informazioni in possesso dell’istituto di credito d’appoggio, si blocca tutto e occorre fare ulteriori approfondimenti. Il a volte rallenta e complica la gestione, ma ci mette ulteriormente al riparo da rischi.
Azimut|Benetti Group è stata fra le prime aziende a dotarsi di un dipartimento legale interno, struttura rara fra le aziende che operano nel vostro mercato. Come mai?
È raro in primis perché di grandi cantieri nautici, in Italia, ce ne sono pochi, e difficilmente decidono di costituire un ufficio legale interno. E poi perché gli studi legali specializzati nella contrattualistica nautica – e nello yachting in particolare – si trovano soprattutto in Inghilterra: per questo settore, infatti, viene tradizionalmente applicato il diritto inglese, che è quello che per primo ha normato lo yachting. E quindi i gruppi navali preferiscono farsi affiancare da questi studi (quasi sempre gli stessi, peraltro, proprio perché, come si diceva, si tratta di un comparto di nicchia).
Anche voi scegliete l’Inghilterra per la consulenza esterna?
Sì per i contratti di costruzione nave che sono retti da legge inglese; ci appoggiamo allo studio inglese HFW, con l’avvocato Jay Tooker, ma tutte le attività di tipo giuridico vengono tendenzialmente svolte internamente, compresa la contrattualistica verso i clienti.
Che invece, per il settore della nautica, viene per lo più appaltata all’esterno?
Esatto. Ma ritengo che appaltarla all’esterno […]
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