Unioncamere: mortalità imprese italiane ai massimi di cinque anni

Il 2019 inizia con grandi difficoltà per le aziende italiane. In particolare, le 136.069 cessazioni di attività del primo trimestre 2019 costituiscono il risultato meno brillante degli ultimi cinque anni.

A rivelarlo sono i dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel I° trimestre 2019, diffusi da UnioncamereInfoCamere. A causa di un calo dello 0,4% rispetto a fine dicembre 2018, pari a un saldo negativo di 21.659 imprese, il bilancio è in “rosso”.

A fare le spese del cattivo inizio d’anno sono state soprattutto le imprese più piccole, in particolare quelle artigiane (che al 31 marzo erano 10.473 in meno rispetto a fine dicembre), e quelle del Nord (-6.991 unità nel Nord-Ovest e – 6.542 nel Nord-Est, rispettivamente -0,45% e -0,57% ).

Tra le forme giuridiche, l’aggregato che arretra di più è quello delle imprese individuali (-26.797 unità, pari a -0,84% contro il -0,75% del 2018), mentre meno rilevante è stata la riduzione delle società di persone (- 8.318 unità, pari a -0,84%  rispetto a fine dicembre). Gli unici segnali positivi, anche se più attenuati rispetto allo scorso anno, giungono dalle società di capitali, cresciute nei primi tre mesi dell’anno di 13.907 unità (+0,81%).

Tra i settori, in termini assoluti i saldi negativi più pesanti si registrano nel commercio (-12.351 unità), in agricoltura (-7.295 unità), nelle costruzioni (-4.380 unità) e nelle attività manifatturiere (-3.746 unità). Col segno positivo chiudono, invece, le attività immobiliari, quelle professionali e i servizi alle imprese – che insieme, crescono di 787 unità – le attività professionali, scientifiche e tecniche (+663 unità), istruzione (+156 unità), sanità e assistenza sociale (+155 unità). Infine, “boom” per il comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, con il bilancio tra aperture e chiusure positivo per 1.222 unità in più, pari ad una crescita dello 0,61%, la migliore tra tutti i settori economici.

Sotto il profilo territoriale, tutte le macro-ripartizioni geografiche chiudono il trimestre con saldi negativi, con la rilevante battuta di arresto del Nord-Ovest. Contengono le perdite, invece, il Mezzogiorno (- 5.193 unità) e soprattutto il Centro dove, grazie al Lazio (unica regione con la Sicilia a chiudere il trimestre con un saldo positivo, con +716 unità), il deficit si arresta a -2.933 unità.

Discorso a parte per le imprese artigiane, con l’andamento di questo comparto produttivo fortemente determinato da quello delle imprese individuali, la forma giuridica più diffusa tra gli artigiani (il 77,4% del totale). A conferma delle difficoltà che ancora condizionano gli operatori più piccoli e meno strutturati, tra gennaio e marzo il saldo delle imprese artigiane (-10.473 unità) mostra solo un lievissimo recupero (lo 0,02%) rispetto al risultato del 2018 quando il bilancio fu di 10.944 unità in meno.

Gennaro Di Vittorio

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