Avvocati, sale la preoccupazione per la guerra dei talenti

A preoccupare gli studi legali non è il potenziale calo della domanda di servizi da parte dei clienti e, conseguentemente, la flessione dei ricavi. Il vero “osservato speciale” per le grandi insegne è il capitale umano. Servono le persone, quelle giuste, per far fronte a un carico di lavoro crescente.

Lo rivela un sondaggio di Thomson Reuters e del Georgetown Law’s Center on Ethics and the Legal Profession che ha intervistato 55 managing partner di law firm con 50 o più avvocati.

Il 2021 Law Firm Business Leaders Report ha rilevato che più della metà degli studi (51%) considera l’acquisizione e la retention dei talenti come un rischio elevato per la redditività futura dell’organizzazione. Circa il 31% degli intervistati teme che i propri professionisti possano scegliere di passare alla concorrenza.

E pensare che nell’edizione precedente del report, tra i principali rischi per la redditività emergeva invece l’attività sottoperformante di alcuni avvocati. Ora, gli occhi sono invece puntati su come gli studi legali riusciranno a distinguersi in un mercato di ipercompetitivo, tenendo alta la motivazione dei propri avvocati, anche quelli più giovani, in un momento storico in cui i volumi di lavoro sembrano essere tornati ai livelli pre-pandemia.

La guerra dei talenti complica i piani di crescita degli studi. Senza le persone giuste i business plan rischiano di inaridirsi. Per fare la differenza ci vogliono le persone giuste. In termini pratici, agli studi legali richiede di prestare massima attenzione a quello che accade sul mercato in termini di remunerazioni. Ogni fluttuazione va attentamente osservata e bisogna valutare come rispondervi, prestando ovviamente anche attenzione ai costi.

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